top of page

Villa Capriglio


Villa Capriglio

La costruzione di Villa Capriglio iniziò nei primi anni del 1700, e dai suoi primi abitanti, i Marchisio, prese il nome di “Vigna Marchisio”. Negli anni diventò quindi una delle varie abitazioni di campagna appartenenti a famiglie nobili, quasi una sorta di figura familiare inserita nel paesaggio torinese. La sua edificazione fu conclusa nel 1761, ma alcuni decenni prima, precisamente nel 1746, fu acquistata da Giovanni Paolo (o Giampaolo) Melina di Capriglio, che diede alla villa il nome con cui è nota tutt’oggi.


Fin dagli albori, Villa Capriglio (talora chiamata anche Villa Melina) è stata oggetto di chiacchiere e teatro (pare) di incredibili vicissitudini. Le leggende sul suo conto si sprecano, e farò come sempre del mio meglio per raccontarvele: la nomea più antica sul suo conto narra che il posto fosse luogo di incontro segreto tra Vittorio Amedeo II di Savoia e la sua amante. Tale racconto prese piede a tal punto nell’immaginario collettivo che da luogo di incontro clandestino si arrivò a dire che Villa Capriglio ospitasse orge dissolute tra nobili e donne che poi sparivano senza più essere ritrovate. A tal proposito, alcuni ipotizzano addirittura che l’appellativo di “vigna” non si riferisse alla produzione di vini, ma che fosse piuttosto un riferimento a Bacco, e quindi per estensione un accenno indiretto alla dissolutezza che caratterizzava le abitudini del posto.


Negli anni successivi, quando la magione divenne di proprietà dei Melina, le voci si fecero ancora più insistenti per la personalità del Conte di Capriglio: costui pare dovesse infatti la sua ricchezza e il suo titolo non a una reale nobiltà, quanto piuttosto alla sua scaltrezza in affari e alla sua attitudine alla scalata sociale. Da uomo ambizioso qual era, seppe tessere rapporti utili alla sua ascesa, entrando così nelle grazie dei Savoia e diventando, tra le altre cose, consigliere delle finanze. Si crede che le leggende inquietanti sul conto della Villa facessero comodo a entrambe le parti coinvolte in questo rapporto di affari, in quanto tenevano lontana l’attenzione dalle questioni economiche e politiche.


Alla fine del 1700 Villa Capriglio aveva beneficiato dei lavori di restauro e ammodernamento voluti da uno degli eredi del Conte di Melina, e doveva probabilmente apparire al massimo del suo splendore. Sia le sale che la cappella della Villa erano riccamente decorate da stucchi e affreschi, e gli esterni dotati di numerose colonne e statue, tra le quali addirittura un “Ercole” della Reggia di Venaria. Nel 1793, con la morte degli ultimi eredi della famiglia Melina, l’edificio divenne del Regio Demanio, e negli anni successivi i diversi passaggi di proprietà furono vari e tortuosi: tra i padroni più importanti vi è sicuramente il cavaliere Antonio Callamaro, che acquistò la Villa nel 1838 e quarant’anni dopo la lasciò in eredità alla figlia, sposata con un membro della famiglia Cattaneo. Proprio i Cattaneo sono stati gli ultimi proprietari della misteriosa costruzione, che nel 1963 divenne infine del Comune di Torino e iniziò così a perdere buona parte del parco e dei terreni che la circondavano.


La seconda leggenda sul conto di Villa Capriglio stando ai racconti nasce nel 1971, in seguito a un tentativo di restauro dell’edificio che però non andò a buon fine. Pare che infatti, in seguito ai rilevamenti precedenti alla riqualificazione, la struttura stessa della Villa cominciò a inquietare le persone che vi si recavano: fu scoperta l’esistenza di cunicoli bui e claustrofobici, che a loro volta conducevano a un’occulta stanza ottagonale. La forma in questione rimanderebbe a elementi esoterici, in quanto l’ottagono è esso stesso una figura geometrica ricca di interpretazioni, usata sia per i battisteri, quindi per luoghi religiosi, che per edifici civili quali i castelli; inoltre in diverse credenze e religioni il numero 8 si considera legato all’equilibrio cosmico e all’eternità.


Stando al sopralluogo la stanza e le relative segrete risalirebbero al 1800, e ciò che alimentò le dicerie sulla Villa come luogo spaventoso furono le affermazioni sul conto di tali sotterranei. Sembra infatti che essi venissero usati per lo svolgimento di messe nere e riti satanici, al punto da rendere la stanza ottagonale in questione addirittura una porta dell’Inferno, e donando all’intero stabile il soprannome di “Casa del Diavolo”. Tali voci resistono ancora oggi: molti abitanti delle vicinanze evitano infatti di avvicinarsi troppo alla Villa, considerandola funesta; alcuni inoltre sostengono di aver avvistato strane presenze e di aver udito suoni lugubri, quali risate inquietanti, strani pianti e la sinistra melodia di un pianoforte.


Infine, quasi a conferma definitiva di questa fosca nomea, la leggenda forse più curiosa (e verificabile) sul conto di Villa Capriglio: pare che durante le notti invernali di luna piena la magione sparisca alla vista delle persone, per poi riapparire, ancora più cupa e funerea, solo al mattino dopo. Secondo gli appassionati di esoterismo e magia, questo fenomeno non sarebbe altro che la conferma della Villa come luogo di immoralità ed energie oscure: scomparendo, i riti al suo interno continuerebbero tutt’oggi indisturbati, tenendo alla larga la gente.


Che siano verità o leggende, c’è da prendere atto, purtroppo, dello stato di abbandono in cui attualmente versa la Villa: un vero peccato, considerati gli antichi fasti della costruzione e la bellezza che ancora è possibile intravedere, nonostante le attuali rovine e gli atti di vandalismo sopraggiunti in seguito. Dal 2016 è stata messa in vendita dal Comune, ma, che sia per le leggende minacciose sul suo conto o per l’effettiva spesa a dir poco onerosa che un suo restauro comporterebbe, per il momento Villa Capriglio resta in balia dell’incuria e dello spregiudicato trascorrere del tempo.

Comments


Donazione
1 €
5 €
10 €
20 €
50 €
100 €
bottom of page