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La leggenda di Palinuro


Palinuro

Ci troviamo in Campania, precisamente a Capo Palinuro, località omonima del mito che vi racconterò, situata nell’area del Cilento. Sin dai tempi più antichi, già all’epoca dei Greci e dei Romani, il luogo era noto per i forti venti e le correnti contrarie che lo rendevano pericoloso. L’etimologia stessa viene dal greco antico “Palinouros”, traducibile proprio come “vento contrario”.


Tuttavia Palinuro, oltre ad essere un luogo, è stato anche un noto personaggio descritto da Virgilio nella sua Eneide. Nel Libro V del poema epico il poeta romano racconta del nocchiere di Enea, Palinuro appunto, che una notte, nell’intento di condurre la flotta verso le coste italiane, cade in mare perché tradito dal dio Sonno; Virgilio racconta come il punto preciso in cui si svolge l’intera vicenda coincida proprio con l’attuale località omonima. Dietro la sfortuna di Palinuro, però, vi era in realtà una volontà divina: Nettuno, il dio del mare, aveva confermato a Venere che avrebbe donato il proprio aiuto affinché la flotta di Enea fosse arrivata sana e salva, a patto però che ci fosse stata una vittima. Palinuro resta così tre giorni in balìa del vento di Mezzogiorno, chiedendo invano aiuto ai compagni che non riescono a trarlo in salvo; quando finalmente approda in spiaggia, a causa del naufragio a cui era stato esposto nei giorni precedenti, viene scambiato per un mostro marino. La gente del posto, spaventata, decide così di catturarlo e ucciderlo, rigettando il suo corpo in acqua.


Nel VI Libro Virgilio racconta di un altro incontro, che avviene nel regno di Ade, tra Palinuro ed Enea: quest’ultimo infatti, vagando tra le anime degli insepolti in compagnia della Sibilla Cumana, rivede il suo sfortunato nocchiere; il povero condottiero lo implora di dargli una degna sepoltura, e insiste affinché l’eroe cerchi il suo corpo tra le correnti delle coste di Velia. È la Sibilla a intervenire, confessando una triste realtà a Palinuro, ossia che il suo corpo non verrà mai ritrovato. Per placare la sua amarezza, la sacerdotessa gli fa dono di una profezia: coloro che lo hanno ucciso ingiustamente avrebbero eretto un cenotafio a lui dedicato, da onorare con offerte che potessero scongiurare la maledizione causata dal crimine commesso. Da quel giorno il luogo porta il nome di Palinuro, con il cenotafio a commemorare la sfortunata storia del giovane; si narra che qualcuno riesca ancora a vedere il suo spirito vagare per la zona, nonché le sue grida disperate provenire dal mare…

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