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Vergine


Vergine

Partiamo da alcune informazioni astronomiche: la Costellazione della Vergine è la seconda più estesa della volta celeste, subito dopo quella dell’Idra. È possibile osservarla da febbraio fino a luglio, perché contiene al suo interno alcune stelle incredibilmente luminose. La più splendente in assoluto è sicuramente Spica, così chiamata perché rappresenta una spiga tra le mani della Vergine. Un’altra stella, non luminosa quanto Spica ma altrettanto brillante, è Vindemiatrix, ossia “la Vendemmiatrice”. È interessante riflettere sul nome di tali stelle (e su ciò che rappresentano) perché sono strettamente correlate ai vari miti sul conto della Vergine.


Nel corso dei secoli varie divinità (e quindi varie leggende) sono state associate alla Vergine. Anche stavolta cominciamo dalla mitologia più “vicina” a noi e partiamo dalle versioni dell’Antica Grecia. La versione più antica del mito identifica la Vergine con Astrea, una fanciulla dal candore virginale che durante l’Età dell’Oro incarnava l’Innocenza, la Purezza e la Giustizia; probabilmente per questo la Bilancia si trova subito dopo di essa, in quanto sta a simboleggiare lo strumento della Giustizia stessa. Astrea visse sulla terra fino a quando non cominciò ad assistere alla distruzione e alla corruzione degli esseri umani. Inorridita dalla loro capacità di commettere tanto male si ritirò in cielo, incarnandosi appunto nella Costellazione della Vergine.


Un’altra leggenda, sempre proveniente dall’Antica Grecia, stabilisce invece una correlazione tra la Vergine e il mito di Persefone: quest’ultima fu rapita da Ade, Dio dell’Oltretomba, mentre raccoglieva fiori in un incantevole prato fiorito insieme alle sue compagne. Incantata da un narciso di straordinaria bellezza, si chinò per raccoglierlo: dalla terra si aprì quindi una spaventosa voragine, provocata proprio da Ade, che rapì la fanciulla e la trascinò con sé. Tale avvenimento causò la profonda disperazione di Demetra, madre di Persefone, che prima del rapimento di sua figlia donava agli esseri umani anni interi di clima piacevole e raccolti abbondanti. A causa del dolore provocatole, scatenò nei confronti della Terra un inverno rigido e lunghissimo, che terminò solo grazie all’intercessione di Zeus. Fu dunque stabilito che Persefone avrebbe trascorso una parte dell’anno negli Inferi con il Dio dell’Oltretomba, e i restanti mesi con sua madre, creando così il risveglio della natura corrispondente alla primavera e all’estate.


Nella mitologia romana ritroviamo tale racconto, ovviamente con i nomi corrispondenti: Persefone diventa Proserpina, mentre a sua madre Demetra corrisponde la dea Cerere. La dinamica del mito è chiaramente speculare, e questo ci fa capire anche il perché del nome “Vindemiatrix”: ai tempi dell’Impero Romano tale stella era visibile in cielo alle prime luci dell’alba nell’ultima parte di agosto, indicando così il periodo ideale per iniziare la vendemmia. Che venisse indicata con il suo nome greco o romano, queste informazioni ci fanno capire un aspetto importante della Vergine: ella era la dea dei raccolti, e dall’esito positivo di questi ultimi dipendeva strettamente la sopravvivenza degli esseri umani, al punto che la sua stessa Spiga era considerata sacra persino dal poeta Esiodo.


Come è accaduto anche per altri segni zodiacali e miti ad essi correlati, anche in questo caso la Costellazione della Vergine è più antica di ciò che si pensa. Molti studiosi affermano infatti che probabilmente già gli Assiro-Babilonesi conoscevano tale costellazione. Secondo alcune versioni, l’identificazione avveniva con la dea Astarte-Ištar, mentre altri affermano che tale costellazione fosse assimilata alla dea Shala, con la sua spiga di grano. In entrambi i casi, ritorna anche qui la Vergine come simbolo di purezza e fecondità.


Nella civiltà egizia la Vergine era invece la dea Iside, con ruoli diversi man mano che la divinità veniva assimilata ai diversi culti e alle diverse culture. Anche Iside comunque arrivò a incarnare, tra le altre cose, la figura di protettrice delle donne durante il parto e, prima del matrimonio, della loro verginità, ribadendo ancora una volta i concetti di fertilità e purezza.


Chiudiamo come sempre con la carta dei Tarocchi associata al segno. Nel caso della Vergine l’Arcano in questione è L’Eremita. Questo riprenderebbe in parte quei racconti in cui la Vergine ha bisogno di periodi di tranquillità e silenzio per poter riflettere e riposare, così da rendere meglio nei periodi di lavoro e di maggiore impegno. La carta, infatti, indica coloro capaci di farsi le giuste domande, senza influenze esterne, così da poter tirare fuori il meglio di sé ogni volta, confermando anche il perfezionismo che molti associano al segno zodiacale.

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