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Toro


Toro

Partiamo da alcune informazioni di carattere astronomico: la costellazione del Toro presenta una peculiare forma a V, la cui stella principale prende il nome di Aldebaran. Il nome di quest’ultima ha origini arabe, e significa “l’inseguitrice”. Il motivo di tale denominazione è legato alla presenza delle Pleiadi nelle immediate vicinanze della costellazione del Toro: nella “spalla” del Toro troviamo infatti questo straordinario ammasso stellare, noto per avere alcune delle stelle più luminose, visibili anche senza l’aiuto di telescopi.


Invece, per quanto riguarda l’animale e la mitologia correlata ad esso, da dove parte il mito del Toro? Come sempre succede quando ci si relaziona alle leggende dei popoli dell’antichità, non esistono risposte univoche, per cui sarà mio piacere provare a guidarvi nei vari racconti legati a un segno così presente sia nella cultura orientale che occidentale.


Anche stavolta cominciamo la narrazione dai miti dell’Antica Grecia. Una delle divinità principali dell’Olimpo era Hera (diventata poi Giunone presso gli Antichi Romani), figlia di Crono e Rea. Omero la definì “boopide” (e infatti uno dei suoi appellativi era proprio “Bo-Opis”) per sottolineare il suo sguardo bovino e quindi regale. Essendo la consorte di Zeus era effettivamente considerata la sovrana dell’Olimpo, e uno dei suoi simboli era proprio la giovenca o vacca sacra.


In un altro mito greco è invece Zeus ad assumere le sembianze di un toro, legando questa trasformazione alla nascita di Creta. Ciò accade perché, secondo la leggenda, un giorno il Re degli Dèi vide la bella Europa, principessa di Tiro, camminare lungo la spiaggia con le sue ancelle e se ne invaghì perdutamente. Determinato ad averla, decise di mutare forma e diventare un possente toro bianco; quando scorse la fanciulla passeggiare sulla spiaggia le andò incontro e le si distese dinanzi ai suoi piedi. Ingannata dall’apparente mansuetudine, la principessa fenicia salì sul suo dorso; dapprima il toro cominciò a portarla in giro sulla riva con passo vivace e piacevole, ma improvvisamente cambiò velocità, cominciando a correre selvaggiamente ed entrando in acqua. In poco tempo raggiunse il largo, ma la corsa del toro non si arrestò, terrorizzando Europa che comprese di essere stata rapita. Zeus si fermò solo una volta toccato il suolo: era l’isola di Creta, sulla quale depose finalmente la giovane. Europa sposò quindi Asterio, re dell’isola, diventando la prima regina di Creta. Un finale alternativo racconta invece dell’unione tra Zeus e Europa, dalla quale nacque poi Minosse, tra i più famosi sovrani dell’isola. In ricordo del loro amore il Re degli Dèi scelse dunque di imprimere nella volta celeste la sagoma del toro bianco in cielo, facendo così nascere la Costellazione del Toro. Non stupisce, quindi, che un altro celebre Toro sia legato alla mitologia greca e nello specifico all’isola di Creta: il Minotauro. Nato dall’unione tra il Toro di Creta e Pasifae, una delle regine dell’isola, era una creatura spaventosa e feroce. Il timore nei suoi confronti era causato anche dal suo aspetto mostruoso, che presentava il corpo di un uomo e la testa di un toro, appunto. Sia mito del Minotauro che quello di Zeus e Europa sono molto noti e piuttosto articolati: se vorrete verranno approfonditi in un pezzo a parte una volta concluso il ciclo sui segni zodiacali.


Tuttavia, il Toro e la sua importanza non sono da circoscrivere esclusivamente all’Antica Grecia. Esso infatti compare spessissimo nei racconti dei popoli antichi, sia del mondo orientale che occidentale, come simbolo associato alla fertilità e alla potenza, al punto da essere collegato anche alla figura dei sovrani (come abbiamo visto nei miti greci). Lo ritroviamo quindi già nella Preistoria, sotto forma di pitture rupestri del Paleolitico che lo collegano al culto della Grande Madre, culto che gli attribuiva poteri magici e salvifici per gli esseri umani. Un’altra testimonianza di tale devozione è collocabile addirittura in Anatolia (attuale Turchia), risalente al 7000 a.C.


In Mesopotamia, in particolare nell’epopea di Gilgamesh, il Toro è presente con le sembianze di Gugalanna (che significa letteralmente “Gran Toro celeste”). Quest’ultimo, sposo di Ereshkigal, viene ucciso proprio da Gilgamesh, e crudelmente smembrato da Enkidu. Il Toro divenne così simbolo della primavera e della rigenerazione nonché simbolo divino della luna, in quanto le sue corna ben rappresentavano la fase di luna crescente, e la stessa Mesopotamia faceva parte della cosiddetta “Mezzaluna Fertile”.


Anche nell’Antico Egitto troviamo tracce del Toro: presso questa popolazione era noto col nome di Api, e il suo culto era così importante che, una volta individuato il Toro Sacro di turno, reincarnazione appunto di Api, l’animale veniva ospitato in un tempio a esso dedicato, e alla sua morte veniva imbalsamato e custodito in un apposito sarcofago. Una grande collezione di tali sarcofagi è stata infatti scoperta in epoca moderna a Saqqara, confermando la sacralità che il toro ricopriva per gli Egizi e quanto per loro incarnasse il potere divino e una primordiale forza vitale, quest’ultima riscontrabile anche nell’animale stesso.


Ancora, tracce del Toro e del suo culto sono state ritrovate anche nella Valle dell’Indo, dove vi era la figura di Nandi, possente toro di colore bianco con le quattro zampe che rappresentavano varie virtù, nello specifico la Verità, la Rettitudine, la Pace e l'Amore. Ancora oggi Nandi fa parte del Pantheon della religione induista, e rappresenta non solo la mitica cavalcatura di Shiva, ma anche il suo fedele compagno di avventure.


Anche nella Bibbia, soprattutto nell’Antico Testamento, ritroviamo il Toro, più specificamente nell’episodio del Vitello d’Oro, ed è probabile che ciò sia dovuto a un processo di assimilazione di altri culti religiosi presenti nella zona del Vicino Oriente. A ciò sarebbe dovuta la successiva associazione tra la figura taurina e il Diavolo (non a caso dotato di corna), in quanto quest’ultimo rappresentava un’aperta e perenne opposizione con l’unico Dio delle Sacre Scritture, e spiegherebbe anche perché, sin dalle popolazioni più antiche, l’animale veniva spesso offerto in sacrificio per numerosi riti.


Chiudiamo infine con la carta dei Tarocchi associata al segno: la Lama in questione è l’Arcano maggiore del Papa, che ben incarna le virtù del Toro riconosciute anche dai popoli più antichi. Infatti, così come all’animale, divenuto poi divinità zoomorfa, venivano riconosciute la potenza e la capacità di essere una guida (da qui l’associazione con i sovrani), allo stesso modo il Papa rappresenta la lealtà, la solidità, la capacità di saper donare dei buoni consigli e l’incarnazione di una vocazione, declinata sia negli aspetti più materiali che in quelli più spirituali. Ben si sposa, dunque, con quelle che sembrano essere le caratteristiche del segno stesso: la calma, l’amore per il piacere e la lentezza e la forte determinazione, che talvolta può diventare un’ostinata testardaggine e danneggiare chi la possiede.

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