Tantalo

Re di Lidia, e figlio di Zeus e della ninfa Pluto, Tantalo era ben voluto dagli dèi per discendenza divina.

Aveva infatti l'onore di poter partecipare ai maestosi banchetti divini sul Monte Olimpo e di poter sedere al tavolo con tutte le divinità, ascoltandone quindi tutte le conversazioni e i segreti che queste si scambiavano.

Tantalo però non era affatto riconoscente dell'onore concessogli e violò svariate volte le regole dell'ospitalità greca, offendendo in vari modi le divinità.

In un'occasione cercò di rapire Ganimede, in un'altra rubò l'ambrosia e la distribuì ai suoi sudditi, un'altra ancora rubò un cane d'oro creato da Efesto, e soprattutto rivelava alle sue conoscenze tutti i segreti di cui veniva a sapere.

Gli dèi sapevano di queste offese, ma ritenendole di poco conto le lasciavano passare senza prendere provvedimenti.

Un giorno Tantalo organizzò un banchetto per mettere alla prova l'onniscienza delle divinità, e al suo invito risposero Zeus, Ermes e Demetra.

Il sovrano uccise suo figlio Pelope e lo fece servire come portata principale del banchetto.

Demetra, disperata per la perdita della figlia Persefone, non si accorse e consumò parte di una spalla del ragazzo, ma gli altri dèi notarono immediatamente l'atrocità e gettarono i pezzi di Pelope ucciso in un calderone che riportarono sull'Olimpo.

Tantalo venne finalmente punito per le sue malefatte e venne scaraventato nel Tartaro.

Il sovrano di Lidia venne immerso fino al collo in un lago circondato di alberi da frutto, e condannato ad avere sempre fame e sempre sete, ma non appena avesse provato ad abbeverarsi, il lago si sarebbe asciugato, e non appena avesse provato a prendere un frutto dall'albero, i rami si sarebbero allontanati con un colpo di vento volando lontano dalle sue mani.

Pelope venne infine resuscitato, ed Efesto gli costruì una spalla d'avorio per ovviare al pezzo mancante mangiato da Demetra. Venne poi inviato di nuovo sulla Terra dove divenne re del Peloponneso.