Strige
- Alla scoperta del mito
- 18 mag
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La strige è una creatura presente nelle leggende dell'antica Roma avente forma di un uccello notturno di cattivo auspiciio e che si nutriva di sangue e carne umana.
Il suo nome, in greco, significa "gufo", le parole latine "strix" o "striga" derivano proprio da tale termine che ha dato poi origine ovviamente anche all'italiano "strega" e all'albanese "shtriga".
La loro forma fisica è in tutto e per tutto quella di un uccello, e posseggono un becco lungo e dorato, simile a quello dei colibrì, che usano per succhiare il sangue dei bambini, loro vittime preferite.
Hanno anche ali, di solito colorate di rosso porpora, quattro artigli su ogni zampa e occhi gialli e rotondi, senza pupilla.
La storia più antica che vede protagonista una strige si trovava nell'Ornithogonia di Boeus, autore greco. Qui si narrava la storia di Polifonte e dei suoi figli Agrios e Oreios. Questi ultimi, puniti per atti di cannibalismo, vennero trasformati insieme al padre in uccelli da preda "che gridano nella notte, senza cibo o bevanda, con la testa in giù e le estremità inferiori in alto, portatore agli uomini di guerre e conflitti".
La loro leggenda sopravvisse anche nel Medioevo, durante il quale si pensava che fossero unicamente donne e che si originassero quando una madre incinta di una figlia femmina moriva durante la gravidanza.
Infine, il famoso gargoyle "pensieroso" sulla Cattedrale di Notre-Dame de Paris è proprio ispirato alla strige, nella sua raffigurazione ottocentesca.
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