Decimatio Romana
- Alla scoperta del mito

- 18 mag
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Negli eserciti dell'antica Roma, la decimazione era una punizione estrema inflitta a chi si macchiava di codardia, ammutinamento o sconfitte umilianti.
La parola deriva appunto dal latino "decimatio" che significava "eliminare uno ogni dieci".
La punizione consisteva nel dividere la coorte colpevole in gruppi di dieci legionari.
Una volta divisi, ogni gruppo estraeva a sorte uno dei membri che veniva poi ucciso dagli altri nove commilitoni per lapidazione o a bastonate.
Ai sopravvissuti veniva in seguito dato un rancio a base di orzo, e non di frumento, e poi toccava dormire all'addiaccio fuori dall'accampamento, non usufruendo quindi della protezione data dallo spazio chiuso.
Tale punizione venne adottata per evitare di uccidere tutti quelli che si macchiavano dei reati sopra elencati, e quindi di assottigliare le fila dell'esercito.
In questo modo il rischio e la paura di essere sorteggiati gravava praticamente su tutti, indipendentemente dal grado o dal compito svolto, e di conseguenza tutti cercavano di comportarsi al meglio per eliminare ogni possibilità di fare parte dei gruppetti da dieci.
Tuttavia, la decimazione riduceva ogni volta del dieci per cento le forze del reparto, e per questo veniva comminata molto di rado.
Un esempio dell'applicazione del castigo lo si ebbe nel 73 a.C., quando Spartaco teneva in scacco l'onnipotente Roma e minacciava di attaccare la capitale.
Gli uomini al suo comando riuscirono a sconfiggere diverse legioni, e Crasso non esitò ad applicare la decimatio in modo brutale sugli uomini che componevano le legioni che fuggirono dal campo di battaglia.
Altro riferimento si trova alla fine del III secolo con la storia di San Maurizio e della legione tebana: secondo la leggenda Maurizio, inviato in Gallia dall'imperatore Massimiano, si rifiutò di eseguire gli ordini ricevuti di dare la caccia e uccidere i cristiani. Per la sua ribellione, sia lui che il suo esercito subirono questa terribile punizione.



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