La Dama Nera di Milano
- Alla scoperta del mito
- 19 apr
- Tempo di lettura: 3 min

Il luogo di riferimento di questa leggenda è Parco Sempione, che con i suoi quasi quattrocentomila metri quadrati è il giardino pubblico più vasto del milanese.
Luogo attualmente molto frequentato dai turisti e situato nelle vicinanze del Castello Sforzesco, nel XV secolo l'area era un vasto bosco che, dopo la caduta degli Sforza, divenne prima un terreno agricolo e poi una piazza che prese il nome di Piazza d'Armi.
Nel 1894 la zona divenne un parco pubblico, e finì per ospitare edifici e opere artistiche che ancora oggi sono alcuni dei simboli della città di Milano come la Triennale, l'Arena Civica e la Torre Branca.
Secondo la leggenda si dice che soprattutto nel periodo estivo, al calar delle tenebre, il parco venga attraversato da una donna vestita di nero e con il volto coperto da un velo anch'esso nero, come se fosse diretta a una cerimonia funebre.
Questo spirito è schivo e non ama essere disturbato, tanto è vero che nel caso dovesse avere la sensazione di essere stata avvistata, la Dama si prenderebbe qualche giorno di "pausa", per evitare che l'avvistatore torni per confermare la sua presenza.
L'atteggiamento è quello tipico delle anime in pena, ossia quella tipologia di fantasmi che non riescono a trovare pace per situazioni irrisolte in vita.
Si dice che chiunque incroci il suo sguardo cada in uno stato di trance, o che addirittura riscontri episodi di perdita di memoria a breve termine.
Secondo le persone più anziane, esiste anche una parte di leggenda più tenebrosa, che rappresenta uno scenario in cui la Dama, se eccessivamente disturbata, attira i malcapitati in uno degli edifici del parco dove alcuni inquietanti suonatori eseguono partiture proibite che causano traumi profondi agli ascoltatori.
Stando ad altre dicerie, invece, la Dama condurrebbe i suoi prescelti in stanze illuminate a lutto da candelabri, e arredate con mobili e arazzi antichi, fino a una camera da letto dove invece del talamo vi si trova nient'altro che una bara aperta, al cui interno riposa una stupenda e giovane ragazza dai capelli neri e dalla carnagione molto chiara.
La leggenda racconta che il primo avvistamento sia datato intorno alla fine del 1800, quando un uomo di nome Alvisio, di ritorno da una serata con amici, decise di attraversare il parco di notte.
Mentre camminava, Alvisio si ritrovò in una cupa nebbia, e dopo aver sentito un forte profumo di violetta vide al suo fianco una splendida dama interamente vestita di nero, e i due iniziarono a conversare.
Durante il tragitto la dama invitò Alvisio a seguirla per i viali del parco, fino ad arrivare a una meravigliosa villa parata a lutto.
L'uomo decise di trascorrere la notte con la dama all'interno della villa, nella quale risonava la musica di un'orchestra che però non era fisicamente presente.
Al risveglio la dama accompagnò Alvisio tra i viali in cui si erano incontrati e poi sparì tra gli alberi, senza lasciare traccia.
Alvisio raccontò quanto successo ai suoi amici e scoprì di non essere stato l'unico ad aver vissuto questo incontro.
E non solo, alcuni gli svelarono che sotto il velo la dama non nascondeva un bel viso, bensì un teschio, e che soltato chi soddisfaceva i suoi desideri veniva riaccompagnato incolume tra i viali del parco.
Molti riconducono l'identità della Dama a Bianca Maria Scapardone, vedova di Ermes Visconti (signore di Somma Lombardo), che morì decapitata nel 1526 nel cortile del Castello di Porta Giovia. Secondo altri invece potrebbe trattarsi dello spirito di Isabella da Lampugnano, morta sul rogo nel 1519 per stregoneria.
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