La Bestia di Cusago
- Alla scoperta del mito
- 19 apr
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Siamo nell'estate del 1792 e nel bosco di Cusago, nel Ducato di Milano, una bestia mostruosa divora e uccide diverse vittime.
A onor del vero, già nel 1728 iniziarono a circolare manifesti che ritraevano una bestia avvistata nei pressi di Novara e accusata di aver fatto strage di uomini, donne e animali.
Tale bestia era descritta come un predatore dalla testa di cinghiale e dal corpo di cane, dalle dimensioni paragonabili a quelle di un toro.
Ma torniamo a Cusago e nel 1792, precisamente al 5 luglio, giorno in cui si data la prima vittima "ufficiale" della bestia.
Parliamo di un ragazzino, il pastorello Giuseppe Antonio Gaudenzio di dieci anni, che perse una vacca nel bosco e, rispedito dal padre a cercarla, non fece mai più ritorno e del quale vennero rinvenuti solo i calzoncini sporchi di sangue, il cappello e qualche brandello di corpo.
Qualche giorno dopo, a Limbiate (MB), alcuni ragazzi vennero sorpresi dalla bestia e si rifugiarono su un albero dal quale scesero solo qualche ora dopo. L'attesa però non fu sufficiente, e un bambino di otto anni, Carlo Oca, venne catturato e trascinato nel bosco, e ritrovato solo in tarda notte, ma purtroppo mezzo sbranato.
Il 10 luglio 1792, fu segnalata la morte della piccola Giuseppina Saracchi, aggredita mentre percorreva con sua sorella la strada da Corbetta a Cascina Piobba, a circa 14 chilometri da Cusago.
Queste notizie non tardarono ad arrivare nella grande Milano, e ovviamente scatenarono un'isteria collettiva e una caccia alla bestia.
Iniziarono a susseguirsi descrizioni e avvistamenti della bestia, e l'opinione più comune che si fece largo fu quella che la voleva in realtà una iena fuggita dalla gabbia di un "collezionista" di bestie esotiche o da un circo. Sospetto nato dall'esposizione di pochi mesi prima di Bartolomeo Cappellini, che presentò a Milano due iene ingabbiate, ma che arrivò a Cremona con un solo animale. Cappellini inizialmente dichiarò che una iena fosse morta, poi cambiò versione e disse di averla consegnata a un socio. E il fatto che fuggì poi in seguito in Veneto facendo perdere le sue tracce non fece altro che aumentare i sospetti...
Intanto però le aggressioni non cessavano e a farne le spese furono soprattutto capi di bestiame.
Si misero in moto squadre di uomini armati per la ricerca e l'abbattimento della creatura, ma ogni volta che questa veniva avvistata, come ad esempio nei campi di Cesano, dimostrava la sua astuzia e la sua agilità correndo e sfuggendo con grandi balzi e velocità.
Il 14 luglio 1792 un comunicato della Conferenza Governativa avvertiva ufficialmente della presenza di una bestia antropofaga nelle campagne milanesi, ed esortava a una "caccia generale" promettendo addirittura una ricompensa di 50 zecchini, aumentata poi a 150, a chi avesse catturato la creatura.
L'iniziativa fu però inutile, e la bestia continuò a mietere le sue vittime, prediligendo i bambini e uccidendo ogni sua preda partendo dalla gola, quasi come se volesse berne il sangue.
Il 1° agosto, a Senago (MI), un gruppo di giovani venne attaccato e Antonia Maria Beretta, otto anni, perse la vita. Due giorni dopo fu Agosto Domenico Cattaneo a perdere la vita ad Assiano (MI), e il 4 agosto una bimba di dieci anni, Giovanna Sada, venne afferrata e divorata ad Arluno (MI).
In tutti questi attacchi la descrizione dei testimoni fu la medesima:
"Lunghezza di due braccia circa, alta un braccio e mezzo come un vitello di ordinaria grandezza, con la testa simile a quella di un maiale, orecchie da cavallo, peli lunghi e folti sotto il mento come le capre ed il resto del corpo baio rossino sulla groppa e lungo di egual colore sotto la vita, con la coda lunga arricciata, zampe sottili ma larghe alle estremità con unghie lunghe, con un grosso petto che va restringendosi posteriormente."
Gli attacchi continuarono per tutto il mese di agosto, e il 24 agosto fu approvato e messo a punto un piano di due sacerdoti, Filippo Rapazzini e Giuseppe Comerio, che prevedeva lo scavare delle fosse che andavano poi mimetizzate e recintate.
Il 24 settembre fu annunciata la cattura in una trappola nei pressi di Cascina Pobbia e il conseguente abbattimento di una lupa dalle dimensioni fuori scala e con parecchie cicatrici, e da quel momento in poi non furono più segnalate aggressioni.
Di conseguenza, il 5 ottobre venne ufficialmente annunciato che la lupa fosse la bestia di Cusago, e la carcassa venne imbalsamata ed esposta in Piazza Duomo, per poi essere venduta per 12 zecchini al museo di storia naturale dell'Università di Pavia.
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