top of page

L'albero divino di Santo Stefano d'Aveto

Santo stefano d'aveto

Santo Stefano d'Aveto (GE) è stata fin dall'antichità terra di conquiste: fu qui infatti che i romani sconfissero i liguri nel 157 a.C., e in seguito poi popolazioni barbare e celtiche passarono per la zona infondendovi cultura e modi di fare.


I primi abitanti di Santo Stefano furono le tribù degli Illuati, dei Veilati e degli Ambrones, questi ultimi di stirpe celtica vennero dal nord portando l'ambra e si stabilirono nella frazione di Ambronasco.

Un segno di questi passaggi è riconducibile a Peu, una divinità pagana al quale era consacrata l'ambra, presente in grandi quantità negli alberi della foresta circostante.

Lo stesso dio era incarnato in una enorme quercia alla quale erano attribuiti poteri taumaturgici e curativi.


La pianta era collocata nei pressi del mulino di Villa Cella, dove ancora oggi sorge un monastero.

Un'usanza locale consisteva nel portare gli ammalati al cospetto dell'albero, dove poi venivano legati a una biforcazione dei rami.

Agli infermi venivano incisi mani e piedi, in modo che la linfa potesse entrare nelle ferite e curare ogni malanno.

La pratica venne ben presto tacciata di stregoneria, ma non venne mai abbandonata fino a protrarsi addirittura al XIX secolo.


Inoltre, nei monti della Liguria esistono ancora oggi tracce del culto degli alberi, e infatti la corteccia del castagno è spesso impiegata per immobilizzare arti fratturati, mentre decotti di resina di pino sono usati per problemi polmonari, a differenza di quelli di resina di ciliegio usati per problemi di stomaco.


Ancora oggi, nei costumi tradizionali, le ragazze liguri indossano il mezzaro, un rettangolo di cotone usato come copricapo e scialle che porta stampato in bella vista l'Albero della Vita.

Comments


Donazione
1 €
5 €
10 €
20 €
50 €
100 €
bottom of page