Il Lariosauro - Il mostro del Lago di Como
- Alla scoperta del mito
- 19 apr
- Tempo di lettura: 3 min

Per la leggenda di oggi partiamo innanzitutto da alcuni cenni storici e scientifici: il Lariosauro è una specie di rettile acquatico visuta circa duecento milioni di anni fa, lungo tra i sessanta centimetri e il metro e trenta, con zampe piuttosto piccole e collo allungato, i cui resti sono stati ritrovati principalmente in Europa, in particolar modo in Italia e in Svizzera.
Il primo ritrovamento risale al 1839, quando nella zona di Perledo furono i ritrovati i resti fossili di un notosauro al quale si attribuì il nome Lariosaurus Balsami in onore dello zoologo autore della scoperta, Giuseppe Balsamo Crivelli.
Col passare del tempo, il Lariosauro ha acquisito una notorietà leggendaria, che l'ha visto protagonista di avvistamenti e di racconti più o meno fantasiosi che lo riqualificano come drago o come mostro acquatico.
La leggenda del mostro del lago di Como (chiamato anche Lario) nasce nel 1946, quando il "Corriere Comasco" scrisse di un misterioso ed enorme animale apparso nelle acque del Pian di Spagna.
Il giornale si rifaceva alla testimonianza di due cacciatori che dissero di aver avvistato una creatura lunga circa dieci/dodici metri sulle rive del comune di Colico.
A loro detta la creatura aveva squame rossastre e quando spaventati iniziarono a spararle contro, essa si dileguò velocemente verso il centro del lago emettendo uno strido acuto.
La notizia sfociò in una vera e proprio psicosi, che portò a presunti avvistamenti del mostro nelle foreste lombarde, in svariate zone della pianura padana, e nei vari laghi, in particolare in quello di Como.
Dopo otto anni di silenzio, nel 1954 la creatura tornò a far parlare di sé.
Ad Argegno (Como), una strana creatura lunga solo ottanta cm, con muso arrotondato e piedi palmati venne notata da un uomo che passeggiava con suo figlio sulle rive del lago. La descrizione era totalmente opposta a quella precedente, tuttavia rinnovò l'interesse verso lo sconosciuto abitante del lago.
Successivamente, nel 1957 un enorme "mostro" fu avvistato tra Dongo e Musso, e sempre nel 1957 venne visto dall'interno di una batisfera una creatura con una testa similie a quella di un coccodrillo.
Si passa poi con un balzo temporale al 2003, quando nelle acque di Lecco si intravide una gigantesca anguilla lunga circa dieci metri.
Le voci, più o meno fantasiose, lo vogliono una volta una specie non estinta di qualche rettile antichissimo, una volta un ibrido fantascientifico tra coccodrillo e non meglio specificati volatili, e infine anche una sconosciuta creatura lacustre alla quale è stato dato il nome di "Larry". Nome che ricorda molto da vicino il ben più famoso mostro di Loch Ness.
Teorie in seguito smentite dal ricercatore Giorgio Castiglioni, che dopo aver studiato i vari casi è giunto alle conclusioni che i "mostri" del 1946 e della zona di Dongo siano nient'altro che pure invenzioni, che l'avvistamento del 1954 riguardasse una lontra rara, che quello avvistato dal batiscafo fosse un grosso luccio, e che nel 2003 si trattasse di un gruppo di pesci che nuotava compatto in fila.
Inoltre, nella chiesa di San Giorgio ad Almenno San Salvatore è presente un osso di balena, ma le dicerie assicurano che quello sia un osso proprio di Larry, portato in chiesa nientemeno che da San Giorgio, responsabile dell'uccisione del mostro.
Quel che è certo è che la leggenda che popola da secoli la fantasia di chi vive sulle sponde del Lago di Como è ormai ben radicata nella cultura popolare locale, tanto che è stata dedicata all’ormai celebre Lariosauro persino una sala al Museo di Storia Naturale di Lecco.
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