Il Diavolo di Rezzato
- Alla scoperta del mito
- 19 apr
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Siamo a Rezzato, provincia di Brescia, e più precisamente nelle vicinanze dell'antico convento di San Pietro in Colle.
Addentrandosi nel fitto della vegetazione circostante, lungo il Sentiero della Rasa, è possibile notare un bassorilievo particolare, e per molti inquietante.
Si tratta infatti di un volto umano, barbuto, in parte umano e in parte ferino, che a molti ricorda il diavolo o il "Diaol", come dicono da queste parti, che sembra osservare e giudicare chiunque passi di lì.
Il manufatto, davvero a malapena visibile a un occhio non attento, riporta la data del 1798 e si dice sia stato realizzato per commemorare la morte di un paesano.
Tuttavia non sono poche le persone che si dicono sicure che si tratti dell'icona di un demone, se non del diavolo in persona, avvalorando la loro tesi con le numerose testimonianze di sabba stregoneschi e roghi dell'inquisizione tenutisi nel corso dei secoli in tutta la zona circostante, e la leggenda di una ragazza bruciata viva proprio lì nelle immediate vicinanze.
Quale che sia la verità è impossibile non notare la somiglianza con la più nota Bocca della Verità o con rappresentazioni antiche di fauni e satiri, le divinità per metà uomo e per metà capro che secondo gli antichi avevano posto il proprio dominio in boschi e foreste sacre.
Il Diaol è inoltre simile a tante raffigurazioni dell'arte celtica, come a quelle delle famose falere della necropoli di Manerbio, non distante da Rezzato. O addirittura al famoso Green Man della tradizione tardo celtica, che impersonifica la forza inarrestabile della vegetazione e della natura.
Secondo studi più recenti il bassorilievo raffigurerebbe un "Genius Loci", una divinità pagana protettrice delle foreste e poi demonizzata con l'avvento del Cristianesimo.
Non è da escludere quindi che il bassorilievo sia il risultato di una sovrapposizione locale di tantissimi culti di origine più antica e che abbia cambiato importanza e significato svariate volte nel corso del tempo.
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