I diavoli della Zisa
- Grazia Manfellotto
- 25 mag
- Tempo di lettura: 3 min

Siamo a Palermo, al Castello (o Palazzo) della Zisa, un Bene protetto dall’UNESCO e appartenente al periodo arabo-normanno. La sua costruzione inizia nel 1165 sotto il regno di Guglielmo I di Sicilia e si conclude con il suo successore Guglielmo II. Le radici arabe si evidenziano anche nel nome, derivante da “al-ʿAzīza”, che può avere vari significati piuttosto simili tra loro, tra cui “splendido, glorioso, nobile, magnifico”. E splendido doveva esserlo davvero, soprattutto per la sua collocazione: esso era infatti situato nell’antico giardino del Genoardo, considerato a quei tempi un Paradiso terrestre per le sue lussureggianti distese verdi, a tal punto che per la sua bellezza divenne la residenza estiva preferita dei regnanti.
Il palazzo è degno di nota anche per i vari elementi presenti al suo interno, tra cui un ingegnoso sistema di ventilazione che rendeva la residenza piacevolmente fresca anche durante i caldi mesi estivi. Tuttavia, l’elemento che ci interessa per la nostra leggenda di oggi è un affresco barocco posto sull’arco d’ingresso alla Sala della Fontana, noto con il nome di “i diavoli della Zisa”. Cos’avrebbe di curioso e speciale questa raffigurazione? Ebbene, tra le altre figure ritratte, che rappresenterebbero varie divinità olimpiche, è possibile intravedere dei diavoli, disegnati in varie dimensioni e spesso a figura non intera. A causa della disposizione stessa dell’affresco, che presenta un motivo a spirale, secondo la tradizione queste strane figure demoniache sarebbero impossibili da contare. Questo ha dato vita, negli anni, a una curiosa leggenda popolare: tali piccoli demoni sarebbero i custodi di un immenso tesoro presente nel palazzo, capaci di proteggerlo proprio con questo incantesimo, ossia confondendo le idee a chiunque cerchi di definirne il numero esatto senza mai riuscirci davvero.
Ma da dove ha origine questa credenza del tesoro ancora presente nel Palazzo, ma inespugnabile? Dietro c’è una storia d’amore tanto appassionante quanto tragica: quella di El-Aziz, figlia dell’Emiro, e del suo giovane innamorato Azel Comel, figlio del Sultano. Entrambi pare fuggirono dalla Libia per vivere in libertà il loro sentimento, fortemente contrastato dai loro genitori. Prima di scappare, sottrassero un’ingente ricchezza al Sultano, e una volta arrivati a Palermo chiesero proprio l’edificazione della Zisa, come nido d’amore che potesse proteggerli e ospitarli in pace e serenità. Tuttavia, dopo poco tempo dalla loro fuga, i due giovani vennero a sapere che il dolore di tale improvviso allontanamento aveva causato il suicidio della madre della ragazza, distrutta al pensiero che non avrebbe più rivisto la figlia. El-Aziz cominciò così a consumarsi per l’atroce senso di colpa, e stando alla leggenda pare che, non potendo più sopportare il rimorso di aver causato la morte di sua madre ne seguì le sorti, togliendosi la vita. Rimasto solo, e divenuto pazzo per il suicidio della donna che amava, Azel Comel cominciò ad essere perseguitato dalla solitudine e dal dispiacere, fino a quando non riuscì più a sopportare oltre e scelse di seguire il tragico destino di El-Aziz gettandosi in mare.
Prima di quel folle gesto decise però di mettere al sicuro le sue ricchezze, donandole simbolicamente a quel luogo che un tempo era stato, seppur per poco, un posto felice e pieno dell’amore dei due giovani. Pensò altresì di proteggere tali averi con un incantesimo, ponendo come guardiani del tesoro proprio quei diavoli dell’affresco presente sotto la volta, a protezione di chiunque, nei secoli successivi, avrebbe provato a saccheggiare i beni del figlio del Sultano. Il mito parla dunque di stratagemmi volti a ingannare gli aspiranti ladri; uno su tutti, quello più famoso, mostra proprio l’impossibilità nel conoscere l’esatto numero dei diavoli, perché essi sembra si rimescolino continuamente proprio per impedirne la conta precisa. Addirittura in un giorno ben preciso, il 25 marzo (il giorno dell’Annunziata), chi osa fissare per molto tempo i diavoli potrebbe addirittura vederli muovere la coda o storcere la bocca, dando vita a smorfie e linguacce. Infine, anche i giorni di vento sarebbero da attribuire a questi simpatici demoni: si dice infatti che essi a Palermo siano causati proprio dalla temporanea uscita dei diavoli dal Castello, che portano con loro l’aria fresca dell’edificio ottenuta dall’ingegnoso sistema di ventilazione.
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