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Erinni



Erinni

Nell'antica Grecia i crimini erano perseguiti diversamente a seconda delle leggi delle varie regioni, ma oltre alle leggi terrestri, in alcuni casi eccezionali entravano in scena anche le divinità.


Gli dèi infatti non interferivano per reati di basso conto come i furti o simili, ma intervenivano in caso di crimini contro le divinità stesse, o di matricidio e patricidio.


Sta di fatto che però le divinità non si scomodavano in prima persona per punire i rei, ma lasciavano il lavoro sporco alle Erinni.


Le Erinni erano le tre dee della vendetta e della giustizia e perseguivano e punivano tutti coloro che si macchiavano di reati contro l'ordine naturale delle cose.


Furono create quando il titano Crono castrò Urano e gettò i suoi genitali nel mare; il sangue che sgorgò dalla ferita di Urano creò le tre Erinni: Aletto, Megera e Tisifone.


Venivano rappresentate come geni alati, con la bocca spalancata nell'atto di cacciare urla terribili, con serpenti invece di capelli, recanti in mano torce o fruste o carboni e tizzoni ardenti. Il loro aspetto era quindi di tre donne alate con capelli di serpenti che recavano tra le mani delle armi che usavano per torturare il malcapitato.


Non solo gli dèi potevano servirsi delle Erinni, ma talvolta anche le vittime dei crimini potevano "assoldarle" per punire i loro carnefici.


Le Erinni tormentavano quindi i criminali facendoli ammalare gravemente, e punivano in tal modo anche chiunque offrisse protezione e riparo agli assassini.


La persecuzione delle Erinni era praticamente eterna, e durava finché l'obiettivo non impazziva completamente o fino alla sua morte.


L'unico modo per sfuggire loro era quello di confessare i propri crimini, pentirsi, e accettare una serie di punizioni che sarebbero servite come rito di purificazione.



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