Ching Shih
- Alla scoperta del mito
- 16 mag
- Tempo di lettura: 3 min

Ching Shih fu una pirata cinese che terrorizzò il Mar della Cina all'inizio del diciannovesimo secolo, avendo al suo comando la più grande flotta pirata della Storia.
Sconfisse armate inglesi, portoghesi, spagnole e distrusse praticamente tutte le flotte incaute abbastanza da entrare nei suoi territori.
La cosa che rese Ching molto celebre, fu il fatto che avesse al suo servizio oltre quarantamila uomini, in un periodo in cui le donne erano difficilmente considerate anche solo come pari degli uomini.
Nata a Shi Yang nel 1775, lavorò come prostituta in una casa di tolleranza fino al 1801, quando Cheng Yi, comandante di sei flotte pirata, la fece catturare e le chiese di sposarlo. Lei accettò, ma solo a condizione che lui le cedesse metà dei suoi averi e una delle sue flotte.
Cheng Yi, sotto consiglio della moglie, utilizzò la sua forza militare e la sua reputazione per consolidare una coalizione per riunire le flotte cantonesi in un'unica alleanza. Nel 1804 questa coalizione aveva acquisito una forza formidabile, ed era diventata una delle più potenti flotte di pirati di tutta la Cina, diventando conosciuta come Red Flag Fleet, la Flotta della Bandiera Rossa.
Nel 1807 Cheng Yi morì in Vietnam e Ching Shih iniziò subito a intraprendere rapporti diplomatici e relazioni personali per ottenere il comando che era stato del marito, evitando conflitti e tentativi esterni di usurpare il potere alla sua famiglia.
Istituì un codice piratesco molto severo per consolidare la sua autorità. Tale codice prevedeva che le insubordinazioni venissero punite con la decapitazione seduta stante, che i pirati non potessero in alcun modo derubare o ferire i cittadini che si dimostravano collaborativi, che tutti i beni saccheggiati venissero registrati e poi ridistribuiti dal comandante sotto forma di paga settimanale o mensile. Chi veniva trovato a nascondere il bottino veniva prima avvertito con innumerevoli frustrate, e in caso di recidiva, ucciso senza diritto di replica.
Istituì anche regole sulla cattura delle prigioniere donna. Le donne considerate brutte dovevano essere rilasciate senza ovviamente ferirle, quelle belle dovevano invece essere catturate per essere poi in seguito date in sposa ai pirati, in modo che questi ultimi avendo una bella moglie non cadessero in tentazione con altre donne.
Regole ferree, quindi, anche per chi tradiva la propria donna, cercava di violentarla o anche solo la trattava male. Pena? La decapitazione.
Tutte queste regole crearono un equipaggio bramoso di conquiste, ordinato negli attacchi e unito in difesa, e soprattutto poco incline a scendere a compromessi e a tentativi di corruzione.
La flotta sotto il suo comando stabilì la sua egemonia su molti villaggi della costa, imponendo in certi casi anche tasse e prelievi.
Nel gennaio 1808, il governo cinese tentò di distruggere la flotta in una serie di battaglie, ma Ching Shi riuscì a saccheggiare e prendere possesso delle navi del governo, il quale fu costretto a usare soltanto le imbarcazioni da pesca.
Nel 1809 però le fortune di Ching cominciarono a scemare. La sua flotta subì una serie di sconfitte contro i portoghesi nelle battaglie della Bocca della Tigre, e Ching si ritrovò costretta a chiedere l'amnistia al governo cinese e a terminare la sua carriera da pirata.
Ottenuta l'amnistia si trasferì nel 1822 a Macao, dove aprì una casa di gioco d'azzardo e iniziò a commerciare sale.
Morì nel 1844 all'età di sessantanove anni.
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