Capricorno
- Grazia Manfellotto
- 20 mag
- Tempo di lettura: 3 min

Anche stavolta cominciamo dai racconti legati all’Antica Grecia, e come potrete leggere a breve, a questo segno sono legate più leggende. Il primo racconto ha per protagonista Zeus e Amaltea (anche nota come Amaltheia). Secondo alcune versioni Amaltea era la capra che fece da nutrice al piccolo Zeus, allattandolo e crescendolo con grande amore. Una volta adulto, l’ultimo sacrificio di Amaltea fu di morire affinché Zeus potesse indossare la sua pelle, rendendolo invincibile. Per dimostrare la sua eterna gratitudine, il padre degli dèi decise di renderla eterna, trasformandola in una costellazione del cielo e associando alle sue corna abbondanza e ricchezza, dando vita al simbolo della cornucopia. Un’altra versione identifica invece Amaltea con una ninfa, che prese Zeus come figlio adottivo e occupandosi di nutrirlo. Per farlo utilizzava un corno di capra spezzato, riempito con il latte dello stesso animale o con miele e frutta, associando anche qui il corno con la prosperità. Una volta adulto, Zeus decise di onorare la capra fissandola per sempre nella volta celeste.
Vi è poi il mito legato al dio Pan, figlio di Ermes e di una ninfa e con le sembianze di un Satiro, che ebbe un ruolo molto importante nella Titanomachia. Uno degli scontri in questa dura battaglia fu infatti tra Zeus e Tifone, che tentò di conquistare il monte Olimpo facendo fuggire terrorizzati tutti gli dèi. Questi scapparono in Egitto, trasformandosi ognuno di essi in un animale diverso così da scampare al pericolo di Tifone; Pan, nello specifico, trasformò solo la sua parte inferiore in un pesce, così da potersi nascondere in mare o in un corso d’acqua. Nelle prime fasi della battaglia Tifone sembrava stesse avendo la meglio su Zeus, così Pan decise di emettere un suono spaventoso per spaventare il mostruoso essere che stava dilaniando il padre degli dèi. Grazie all’aiuto del Satiro, Zeus riuscì ad uccidere Tifone, e per ringraziare Pan del suo aiuto creò quindi la costellazione del Capricorno.
Quest’ultima versione giustificherebbe i contatti tra la cultura greca e quelle medio-orientali, e il dialogo che ne è scaturito nei secoli passati: anche in questo caso, infatti, la costellazione del Capricorno ha origini ben più antiche, ed era nota già ai tempi dei babilonesi. La sua natura ibrida era collegata al culto del dio sumero Enki, rappresentante, tra le altre cose, della creazione e della conoscenza. Uno dei miti sul suo conto parla della Ierogamia, un matrimonio sacro, tra due divinità, rappresentanti di due opposti che unendosi hanno dato vita al cosmo intero. Questa doppiezza è presente anche nei suoi animali-simbolo, per l’appunto una capra e un pesce, che uniti danno vita al Capricorno. Anche nel periodo accadico ritroviamo tale creatura col nome di Sukhurmashu, letteralmente “capra-carpa”.
Per quanto riguarda i Tarocchi, l’Arcano Maggiore che identifica il Capricorno è quello del Diavolo. Allontanandoci dall’associazione che la religione cattolica fa con esso, identificandolo con l’antagonista di Dio, nei Tarocchi indica l’eccessiva ostinazione, che può sfociare in attaccamenti eccessivi e dipendenze. Il suo aspetto, soprattutto nei Rider-Waite, riprende tantissimo le sembianze proprio del dio Pan, che presso gli Antichi Greci incarnava anche una forte energia fisica e riproduttrice. Non stupisce quindi, che con l’avvento del Cristianesimo le sembianze del satiro siano state utilizzate proprio per l’iconografia di Satana. Ecco quindi che il Diavolo è altresì un’importante carta del percorso iniziatico dei Tarocchi, in quanto rappresenta l’incredibile potere di cui ogni essere umano è dotato e che, se ben incanalato senza peccare di estrema presunzione, può portare a risultati incredibili. Esattamente come il Capricorno, che simboleggia proprio la determinazione, la tenacia, e che con costanza e umiltà riesce a raggiungere i risultati desiderati.



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