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Bilancia


Bilancia

Da un punto di vista astronomico, la costellazione della Bilancia è poco visibile, perché affiancata dalla Vergine e dallo Scorpione, che tendono a oscurarla. Un altro punto di contatto tra la costellazione della Bilancia e quella dello Scorpione è dato dalle due stelle α e β Librae, che nell’antichità rappresentavano le due chele dello Scorpione, mentre oggi stanno a raffigurare i due piatti della Bilancia. Essa è altresì l’unica costellazione che ha come simbolo un oggetto inanimato; come alcuni lettori ricorderanno dal pezzo sul mito della Vergine, la Bilancia è considerata lo strumento della Giustizia, valore incarnato da Astrea, che nell’antichità era identificata proprio con la Vergine.


Come detto, nell’antichità la Bilancia era spesso assimilata ad altre costellazioni, soprattutto per gli Antichi Greci, ed è per questo che risulta difficile trovare versioni univoche dei miti ad essa associati. I Romani, invece, tenevano in gran considerazione la costellazione della Bilancia, in quanto la consideravano simbolo di armonia e di equilibrio. Secondo alcuni storici, tuttavia, già i Sumeri, ben duemila anni a.C., avevano dato a tale porzione di cielo il nome di “bilancia del cielo”.


Il simbolo della bilancia, inoltre, era molto caro agli Egizi, che avevano una vera e propria cerimonia funebre chiamata “Psicostasia”. Essa è nota anche come “pesatura del cuore” o “pesatura dell’anima”, e secondo il Libro dei Morti era un rito a cui venivano sottoposti i defunti prima che potessero accedere all’aldilà. In una delle raffigurazioni più celebri di questa cerimonia è possibile osservare il dio Anubi, che pone il cuore del defunto sul piatto di un’enorme bilancia, mentre sull’altro piatto viene messa la “piuma”, nota come Maat, ossia la verità e la giustizia. In base all’esito, se il peso del cuore bilancerà la piuma, il defunto sarà considerato “giusto” e ammesso all’aldilà, mentre in caso contrario il cuore sarà dato in pasto a un mostro situato ai piedi della bilancia. Sulla base di tali miti nasce dunque l’ipotesi che i Romani abbiano quindi ridato considerazione a una costellazione che esisteva già precedentemente agli Antichi Greci.


Tenendo conto di tali osservazioni, cercherò di riportarvi i miti più diffusi sulla Bilancia, sottolineando ancora una volta che non vi sono versioni univoche a essa collegate per i motivi sopraelencati. Tra i miti che più di frequente sono associati a questa costellazione troviamo quello di Eros e Psiche, probabilmente una delle storie più conosciute. Psiche era una giovane donna dell’Antica Grecia, di una bellezza tale da essere comparata a quella di Venere. Era dunque inevitabile che la fanciulla suscitasse una grande gelosia da parte della dea, fortemente contrariata dai paragoni con una comune mortale. Decise dunque di punirla, ordinando a Eros di far innamorare Psiche dell’uomo più brutto mai esistito. Eros decise dunque di aspettare che la ragazza si addormentasse per poi colpirla con una delle sue frecce, ma inavvertitamente fu lui a restare ferito da uno dei suoi stessi strali, innamorandosi perdutamente di Psiche. Per non rivelare la sua identità, Eros ordinò a Psiche che giacessero insieme a patto che lei non lo scorgesse mai in viso. Dapprima la fanciulla accettò, ma sopraffatta dalla curiosità e spinta anche dalle amiche e dalle sue sorelle, una notte decise di accendere una lampada a olio mentre il suo amato dormiva, così da poterlo guardare. Una volta rischiarati i bellissimi tratti del volto di Eros, Psiche fu travolta dall’emozione, e fece cadere una goccia dell’olio sulla spalla del dio dell’amore, facendolo svegliare e scappare. Disperata dalla perdita, Psiche si disse disposta a tutto pur di riconquistare il suo amore; Venere decise perciò di vessare la fanciulla, sottoponendola a prove durissime. Intanto, anche Eros cominciò a sentire la mancanza della sua amata, e decise di ritornare da lei. La determinazione dei due innamorati nel volersi ricongiungere colpì profondamente l’Olimpo, che accettò il loro amore rendendo leggenda la loro storia. Anche da un punto di vista zodiacale, il mito sembrerebbe rappresentare bene le caratteristiche della Bilancia e il suo amore per il bello, l’armonia e l’equilibrio.


Vi è poi un’altra figura mitologica in cui ritroviamo la giustizia e l’ordine, ed è quella della dea Themis, titanide dell'ordine, della giustizia e del diritto, nota con l’epiteto di “irremovibile”. Conosciuta anche come Temi, secondo la versione di Esiodo è figlia di Urano e Gea, nonché moglie di Zeus. Dall’unione con quest’ultimo nacquero le Ninfe Temeidi, le Moire Cloto, Lachesi e Atropo e le Ore Eunomia, Dike ed Eirene. Fu proprio Dike a raccogliere l’eredità di sua madre; da Temi, Dike riprese lo strumento della bilancia e gli occhi bendati, incarnando colei che governava i tribunali e assicurava il rispetto di leggi e contratti. La dea aveva dunque il compito di tenere d’occhio i crimini e le ingiustizie degli esseri umani, segnalandole al padre degli dèi che si sarebbe poi occupato di prendere provvedimenti. Col passare del tempo però, la corruzione aumentava, e Dike, disgustata dalle azioni ignobili degli uomini decise di ritirarsi nell’Olimpo (venendo così assimilata ad Astrea, menzionata sempre nel mito della Vergine). Zeus decise così di apporre il simbolo della Bilancia in cielo, come monito per l’umanità affinché non si lasciasse sopraffare dall’immoralità e dalla depravazione.


Chiudiamo come sempre con la carta dei Tarocchi associata al segno: nel caso della Bilancia è inevitabile che l’Arcano Maggiore sia quello della Giustizia. Nel mazzo dei Rider Waite nella carta è raffigurata una figura androgina, seduta con fermezza su un trono di pietra e con nelle mani due strumenti: una bilancia nella mano sinistra e una spada a doppia lama in quella destra. Sono immediati i riferimenti alla dea Themis e alle ricorrenti immagini della Giustizia che si ritrovano nei tribunali, fatta eccezione per la benda sugli occhi. La Giustizia è altresì un’importante Virtù Cardinale, e ricorda agli esseri umani l’importanza delle scelte fatte con razionalità ed equilibrio, senza lasciarsi sopraffare dal proprio egoismo. La sfida quindi della carta (e per chi crede allo zodiaco anche del segno della Bilancia) è proprio trovare un equilibrio tra la propria identità e la collettività, mettendo l’accento sull’importanza di fare le proprie scelte con consapevolezza e accettando che tutto nella vita tende a un equilibrio superiore. Non è un caso che sia il segno della Bilancia, sia la costellazione stessa, sia la carta dei Tarocchi precedano di poco lo Scorpione, che tra i tanti significati rappresenta anche la Morte e la conseguente rinascita, sottolineando l’importanza di accettare l’equilibrio, la reciprocità e la polarità di ogni situazione esistente al mondo.

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