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Ankou

Ankou

L'Ankou, o Ankoù, è una figura spettrale e inquietante della mitologia bretone, conosciuto come la personificazione stessa della morte.

Secondo la tradizione, il suo nome potrebbe derivare dal termine bretone ankounac'h, che significa "dimenticanza", oppure da parole collegate all’angoscia e alla paura — come il latino angustia, il francese angoisse, o il tedesco Angst.


L’Ankou è spesso descritto come uno scheletro avvolto in un lungo mantello nero, con un cappello a larghe falde che gli copre il volto orribile, e armato di una falce. A volte porta anche una pala.

È il “cocchiere della morte”, incaricato di raccogliere le anime dei defunti e trasportarle nell’aldilà a bordo del suo carro funebre cigolante, trainato da cavalli neri. Altre volte, si dice navighi su una barca – la cosiddetta “barca dei defunti” – rendendolo una minaccia soprattutto per chi si avventura in mare dopo il tramonto.


Una delle sue caratteristiche più spaventose è la testa girevole, che gli permette di vedere in tutte le direzioni. Nessuno può sfuggirgli: chi lo incrocia o ne sente l’arrivo è destinato a morire entro un’ora.


Secondo la leggenda, ogni anno l’ultimo morto del mese di dicembre assume il ruolo di nuovo Ankou, mentre il primo morto di gennaio diventa il suo servitore, aiutandolo a raccogliere le anime.

Alcuni racconti lo dipingono come un essere malvagio, venuto a punire i peccatori, ma altri lo vedono come un semplice esecutore del suo dovere, uno spirito neutrale incaricato di mantenere l’equilibrio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.


Tuttavia, la tradizione popolare offre anche due modi per sfuggire alla sua mietitura: attraversare un ruscello – l’Ankou non può passare sull’acqua corrente – oppure offrirgli un dono, preferibilmente tabacco. Si dice infatti che l’Ankou ami il tabacco, e che una pipa o una busta piena possano bastare per salvarti la vita.


Una delle storie più celebri legate all’Ankou è quella di Fanch ar Floch.

Si racconta che, la notte di Natale, Fanch, un artigiano, non poté andare a messa con la sua famiglia perché troppo impegnato nel lavoro. Mentre cercava almeno di essere pronto per l’Elevazione, bussò alla porta un uomo misterioso con un cappello a falda larga e una falce rotta da riparare. Fanch lo accolse, e riparò l’attrezzo con cura.


Una volta concluso il lavoro, lo sconosciuto lo invitò ad andare a letto e a dire alla moglie di cercare un prete. All’alba, al canto del gallo, Fanch morì. Aveva inconsapevolmente riparato la falce dell’Ankou, proprio durante l’istante più sacro della notte.

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