Amore e Psiche
- Alla scoperta del mito
- 13 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Questa nota vicenda amorosa è narrata all'interno dell'opera "Le Metamorfosi" di Apuleio.
Psiche era una fanciulla talmente bella da essere desiderata da chiunque incrociasse il suo sguardo, e per la sua bellezza iniziò a essere riconosciuta con l'appellativo di "Venere".
La vera Venere, saputo dell'esistenza di Psiche e del suo soprannome, andò su tutte le furie e decise di mandare suo figlio Cupido, Dio dell'amore, affinché scagliasse una delle sue frecce per farla innamorare dell'uomo più brutto e più avaro della Terra.
Cupido però, colpito dalla bellezza della ragazza, sbagliò mira e colpì il proprio piede, innamorandosi così perdutamente di Psiche.
Cercando di tenere nascosta la cosa alla madre, Cupido convinse con uno stratagemma la famiglia della ragazza a farla trasferire al suo palazzo. Disse loro che la ragazza avrebbe trovato marito solo se l'avessero portata in cima a un monte bendata, e che non avrebbe mai dovuto guardare in faccia il suo amante.
I genitori acconsentirono, e Psiche venne trasferita con l'aiuto di Zefiro al palazzo di Cupido.
Fu così che per molte notti Cupido e Psiche bruciarono la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto. E Psiche si innamorò perdutamente del suo misterioso amante, pur non avendolo mai visto.
Per la ragazza infatti vigevano due condizioni: quella già citata di non dover mai guardare il suo sposo, e quella di non poter parlare a nessuno dei favolosi e straordinari amplessi che nascevano dai loro incontri.
Un giorno però le sorelle di Psiche la convinsero del fatto che il marito fosse una sorta di bestia malvagia e che per questo non voleva essere visto. Psiche si dotò quindi di una candela, e durante uno dei loro appuntamenti decise di accenderla e di togliersi la benda.
Cupido, ferito sia dal tradimento della condizione e da una goccia di cera bollente che lo colpì su un piede, volò via, lontano dalla sua amante.
Psiche, straziata dal dolore, uccise le sorelle e tentò più volte il suicidio, ma gli dèi glielo impedirono. Iniziò quindi a vagare per il mondo fermandosi a onorare e servire qualunque tempio trovasse sul suo cammino. Fino a che arrivò a un tempio di Venere, alla quale decise di consegnarsi cercando di placarne l'ira per aver disonorato il nome del figlio. La Dea accettò e le assegnò numerose prove, superate le quali la avrebbe accettata come moglie di Cupido. Durante tutte le prove, Psiche ebbe l'aiuto di varie divinità che la aiutarono a portare a termine i compiti. Almeno fino all'ultima e più pericolosa prova. Psiche sarebbe dovuta scendere negli Inferi e chiedere a Proserpina un briciolo della sua bellezza. La ragazza riuscì in qualche modo a discendere nell'oltretomba, e ricevette dalla divinità una strana boccetta dal contenuto ignoto. Divorata dalla curiosità, sulla strada del ritorno Psiche aprì la boccetta, e subito una nube di sonno perenne la avvolse, facendola cadere di conseguenza in uno stato di coma. In suo soccorso arrivò stavolta proprio Cupido, che fece svanire la nube e risvegliò la sua amata.
La storia fece muovere a compassione Giove, che elevò Psiche al grado di divinità, nominandola protettrice delle fanciulle e dell'anima, e i due amanti poterono finalmente sposarsi alla luce del giorno e con un grande banchetto.
Dalla loro unione nacque anche una figlia, che venne chiamata Voluttà, ossia piacere.
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