Tomiri
- Alla scoperta del mito

- 15 mag
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Tomiri era la regina dei Massageti, confederazione di tribù nomadi che vivevano ad est del Mar Caspio. La regina governò durante il VI secolo a.C., ed è particolarmente famosa per la guerra di vendetta intrapresa contro il re persiano Ciro il Grande.
Inizialmente la guerra non andò per bene per i persiani, costretti a battere ben presto in ritirata.
I consiglieri di Ciro gli suggerirono però di tendere dei trabocchetti alle orde nemiche che li inseguivano, e i persiani lasciarono sul loro percorso quindi un accampamento apparentemente abbandonato, fornito di enormi provviste di vino.
I Massageti che non conoscevano il vino, si ubriacarono dopo pochissimo, e i persiani sbucarono fuori all'istante per attaccarli e massacrarli, prendendo persino come prigioniero Spargapise, figlio di Tomiri e generale dell'esercito, che dopo la cattura si suicidò per la vergogna.
Tomiri, addolorata e ancora più irata, radunò un nuovo esercito e sfidò per una seconda volta Ciro, che accettò ben volentieri la battaglia, certo di un'altra facile vittoria.
Stavolta però le cose non andarono come si aspettava il re persiano, e i Massageti uscirono vittoriosi riuscendo addirittura a far cadere in battaglia il potente Ciro il Grande.
La vendetta di Tomiri non fu però saziata né dalla vittoria né dalla morte di Ciro, e dopo la battaglia chiese ai suoi uomini di recuperare il corpo del sovrano, e dopo aver pronunciato le parole, riportate da Paolo Orosio negli Historiarum adversos paganos libri VII, "satia te sanguine, quem sitisti" ("saziati del sangue di cui fosti assetato, e del quale sempre rimanesti insaziabile") gli immerse la testa in un otre di sangue, lo decapitò e ne oltraggiò il corpo in vari modi. Si narra che poi mantenne per sé la testa del sovrano ucciso e la usò come coppa per il vino per tutta la vita.
È citata anche da Dante nella prima cornice del Purgatorio con il nome di Tamiri come esemplificazione della punizione della superbia di Ciro il Grande.



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