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La civiltà della Valle dell'Indo

La Civiltà della Valle dell’Indo, conosciuta anche come Civiltà Harappa, è una delle più antiche e misteriose del mondo. Fiorì tra il 3300 e il 1300 a.C. lungo i fiumi Indo e Sarasvati, in una regione che comprende l’attuale Pakistan, India nord-occidentale e Afghanistan nord-orientale. Insieme all’Antico Egitto e alla Mesopotamia, fu una delle tre grandi civiltà dell’Antico Mondo, distinguendosi per l’estensione del suo territorio e la raffinatezza della sua organizzazione urbana.


I primi indizi della sua esistenza emersero nel XIX secolo, quando ufficiali britannici impegnati nella costruzione di ferrovie scoprirono mattoni antichi nei pressi di Harappa, nel Punjab pakistano. Tuttavia, fu solo nel 1920, sotto la guida dell’archeologo Sir John Marshall, che iniziarono gli scavi sistematici a Harappa e Mohenjo-daro. Le scoperte stupirono il mondo accademico: le rovine rivelavano una civiltà straordinariamente avanzata, dotata di sistemi urbani pianificati, infrastrutture igienico-sanitarie e edifici pubblici monumentali, come il celebre Grande Bagno di Mohenjo-daro.


Il periodo di massimo splendore della civiltà si colloca tra il 2600 e il 1900 a.C., quando città come Harappa e Mohenjo-daro raggiunsero fino a 40.000 abitanti. Le strade erano disposte a griglia, con un efficiente sistema fognario molto più avanzato di quello di altre città coeve del Medio Oriente — e persino superiore a quello di molte aree dell’India e del Pakistan odierni.


L’architettura harappana includeva dighe, granai, magazzini, piattaforme in mattoni e muri difensivi. Tali strutture probabilmente offrivano protezione da inondazioni e da eventuali minacce militari.


L’economia si basava principalmente sull’agricoltura, con coltivazioni di grano, orzo, cotone e ortaggi, e sull’allevamento di bovini, ovini e caprini. Il commercio giocava un ruolo chiave: reperti e manufatti testimoniano scambi con la Mesopotamia, indicando una vasta rete commerciale che si estendeva dall’Afghanistan alle coste persiane, fino al Mar Arabico e all’India settentrionale e occidentale.


Sorprendentemente, la civiltà della Valle dell’Indo non mostra prove evidenti di monarchia o di rigide divisioni sociali. Le abitazioni, pur variando per dimensioni, non rivelano grandi disuguaglianze, suggerendo una distribuzione abbastanza equa delle ricchezze.


Le pratiche religiose rimangono in gran parte sconosciute. Sono stati rinvenuti sigilli, figure in terracotta e statuette che potrebbero rappresentare divinità legate alla fertilità e alla natura, ma l’assenza di testi decifrabili rende difficile una comprensione approfondita.


Uno dei più grandi misteri legati a questa civiltà è il suo sistema di scrittura, basato su pittogrammi che non sono ancora stati decifrati. Questo ostacolo impedisce agli studiosi di comprendere appieno il funzionamento interno della società harappana.


Intorno al 1900 a.C., la civiltà iniziò a decadere. Le cause sono ancora oggetto di dibattito: si ipotizzano cambiamenti climatici, come la siccità del fiume Sarasvati, invasioni ariane, o catastrofi naturali. Le città furono progressivamente abbandonate e la società si frammentò in piccoli villaggi.


Nonostante la sua scomparsa, la Civiltà della Valle dell’Indo lasciò un’impronta duratura: le sue conoscenze in ambito urbano, agricolo e artigianale influenzarono le civiltà successive del subcontinente indiano. Le tecniche di urbanizzazione, le pratiche agricole e l’arte sopravvissero nei secoli a venire.

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