Tatzelwurm
- Alla scoperta del mito
- 20 apr
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Il Tatzelwurm è una creatura leggendaria dell'arco alpino, ed è descritta come una grossa lucertola con due o quattro zampe e la coda tozza.
Il suo nome vuol dire "Verme con le zampe" in lingua tedesca e storie sul suo conto si ritrovano in Trentino, in Friuli, in Svizzera, in Germania e in Francia.
Come detto, a seconda delle versioni possiede due o quattro zampe, fauci piene di denti appuntiti, e in alcuni casi pelle squamosa mentre in altri una sottile peluria su tutto il corpo.
Alla bestia viene attribuita la capacità di uccidere col solo sguardo e di avvelenare l'aria con il suo alito.
Una delle menzioni più celebri sul suo conto è quella che troviamo nel Serpentum et Draconum historiae (1640) del naturalista Ulisse Aldrovandi.
Qui è raccontata la cattura, nel 1499, di un drago in territorio svizzero. La creatura era munita di orecchie e presentava caratteristiche comuni ai vermi.
Il primo avvistamento della creatura avvenne nel 1660 sulle Alpi, quando il contabile Andreas Roduner si trovò di fronte a una creatura con una testa piccolo quanto quella di un gatto, eretta sulle zampe posteriori, alta quanto un uomo, il corpo ricoperto di scaglie e una lunga coda.
Tale avvistamento fu raccontato dal medico naturalista svizzero Johann Jakob Scheuchzer nella sua Itinera Alpina del 1723.
Si arriva poi al 1779 quando a Unken, in Austria, un contadino di nome Hans Fuchs se ne trovò ben due davanti e per lo spavento morì di infarto.
A riprova di tale avvenimento i parenti lo commemorarono con un'icona ancora oggi conservata nel Museo di storia naturale di Salisburgo.
L'immagine rappresenta Fuchs steso a terra e con le creature poco distanti, qui raffigurate grosse quanto furetti, con una lunga coda, quattro zampette e la lingua biforcuta.
È possibile vedere Fuchs che si tappa il naso con una mano, forse per cercare di scampare al terribile e venefico fetore delle bestie.
In seguito, tra il 1931 e 1934, la rivista altoatesina Der Schlern pubblicò tre articoli che raccontavano di addirittura 85 casi di avvistamento, con però descrizioni della bestia tutte diverse tra loro, e per questo poco convincenti.
Passiamo al 1969, e a Longostagno, in provincia di Bolzano, un uomo giurò di aver incontrato un grosso rettile simile a una salamandra, ma con due sole zampe e capace di gonfiare la gola.
Nel 1971 fu la volta del quotidiano La Notte di parlare del Drago delle Alpi. La testimonianza era stavolta della dottoressa Alice Hoose, che sosteneva dell'esistenza di addirittura una colonia di draghetti sull'Altopiano del Renon.
Secondo la dottoressa ce n'erano svariate dozzine e si cibavano di topi e lucertole che catturavano grazie al loro veleno.
La Hoose provò anche a documentare la scoperta con apparecchiatura fotografica, ma a suo dire questa le venne rubata da degli uomini del luogo...
Sulla natura del criptide resta ovviamente un alone di mistero e di incredulità, anche per via del fatto che non esistano letteralmente prove materiali per confermare l'esistenza della bestia.
Di conseguenza l'ipotesi più accreditata per spiegare gli avvistamenti del Tatzelwurm è che siano da attribuirsi a serpenti o mustelidi di specie rare o non riconosciute dagli osservatori.
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