Peter Plogojowitz
- Alla scoperta del mito
- 20 mag
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Peter Plogojowitz era un contadino che visse in un villaggio chiamato Kisilova nella parte nord orientale della Serbia.
Alla sua morte, avvenuta nel 1725, seguirono molte altre morti improvvise, che sopraggiungevano dopo malattie molto brevi, al massimo di ventiquattro ore. Nell'arco di otto giorni, perirono nove persone, che poco prima di morire avevano dichiarato di essere state prese per la gola da Plogojowitz.
Inoltre sua moglie dichiarò che era venuto a trovarla per chiedere le sue opanak (tipiche scarpe serbe), cosa che la fece decidere a trasferirsi in un altro villaggio. Secondo altre leggende Plogojowitz era ritornato a casa per chiedere del cibo al proprio figlio, che venne ucciso brutalmente quando questi rifiutò di darglielo.
Gli abitanti del villaggio decisero quindi di disseppellire il corpo per ricercarvi segni di vampirismo, come la crescita dei capelli, della barba e delle unghie dopo la morte e l'assenza di segni di decomposizione.
All'esumazione del cadavere, il corpo non era decomposto, capelli e barba erano cresciuti, aveva nuova pelle e nuove unghie (le vecchie si erano staccate) ed era presente del sangue nella sua bocca. La gente, che appariva "più offesa che intimorita", gli conficcò un paletto nel cuore, cosa che provocò la fuoriuscita di "sangue fresco" dalla bocca e dalle orecchie del cadavere, e infine lo bruciò.
Il resoconto di tali avvenimenti fu certificato dal Vicario imperiale austriaco Frombald, presente all'esumazione, e pubblicato sul giornale viennese Wienerisches Diarium contribuendo alla fobia dei vampiri che nel XVIII secolo si sviluppò in Germania, in Francia e in Inghilterra.
Lo strano fenomeno di cui l'ufficiale austriaco era stato testimone è oggi noto come un processo che può manifestarsi nel naturale processo di decomposizione dei corpi.
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