Ojancanu

L’Ojáncanu (in cantabrico: [oˈhankanu]) è una creatura mitologica appartenente al folklore della Cantabria, nel nord della Spagna. Questo ciclope gigantesco incarna la crudeltà, la brutalità, il male e la sventura, rappresentando il lato più oscuro e animalesco della natura.

L’Ojáncanu è un gigante alto tra i 3 e i 6 metri, dotato di forza sovrumana. Ha un aspetto impressionante e selvaggio: ogni mano e piede presenta dieci dita, e ha due file di denti aguzzi. Possiede una folta criniera rossa e una barba lunghissima, entrambe così lunghe da sfiorare il suolo.

Le femmine della specie, chiamate Ojáncana, sono simili ai maschi ma senza barba. Una caratteristica curiosa delle Ojáncana sono i lunghi seni cadenti, che arrivano a terra e devono essere gettati dietro le spalle per poter correre.

L’Ojáncanu ha un temperamento animalesco e caotico. Ama distruggere e seminare il panico: scaglia massi, abbatte alberi e capanne, blocca sorgenti d’acqua, e si rende responsabile di numerosi disastri naturali come frane, alluvioni e terremoti. Attacca il bestiame e, in alcuni racconti, anche gli esseri umani.

Combatte frequentemente con orsi bruni cantabrici e tori Tudanca, vincendo sempre grazie alla sua forza mostruosa.

Nonostante la sua potenza, l’Ojáncanu ha una sola, difficile debolezza: può essere ucciso solo strappando un singolo pelo bianco dalla sua barba. Se ciò avviene, muore all’istante. Tuttavia, riuscirci è un’impresa quasi impossibile.

L’unica entità che l’Ojáncanu teme veramente sono le Anjanas, fate buone e luminose della mitologia cantabrica, che rappresentano il bene e la razionalità. Questo scontro mitologico tra Ojáncanu e Anjanas riflette i temi classici della lotta tra il razionale e il bestiale.

Anche il modo in cui si riproduce è bizzarro e inquietante: quando un Ojáncanu muore, gli altri lo eviscerano, e seppelliscono ciò che resta del corpo sotto una quercia o un tasso. Non esiste un processo di accoppiamento, e la loro discendenza nasce attraverso questo rituale oscuro.