Nina Giustiniani
- Alla scoperta del mito
- 2 giorni fa
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Siamo a Genova nel 1830, e la marchesa Anna Schiaffino Giustiniani, comunemente chiamata Nina, benché già sposa di Stefano Giustiniani, incontra Camillo Benso di Cavour, del quale si innamora perdutamente.
Tra i due inizia subito una relazione clandestina, con tanto di scambi di lettere alle quali la donna accludeva ogni volta una ciocca dei suoi capelli dorati.
Un giorno però Cavour venne richiamato a Torino, e la marchesa cadde in una profonda depressione.
Nel 1835 il conte le inviò una missiva nella quale le prometteva che sarebbe andato a trovarla, ma un'epidemia di colera gli impedì di partire.
Nina cercò disperatamente di raggiungere il suo amore, ma alcuni ufficiali la trattennero e le bloccarono la fuga.
Cavour venne a sapere dell'accaduto, e nella successiva lettera scrisse alla donna di restare a casa, al sicuro dall'epidemia, e che si sarebbero visti quando tutto fosse passato.
La ragazza prese tali parole come un rifiuto e decise di togliersi la vita.
Cercò più volte di farlo, e infine ci riuscì nel 1841 lanciandosi da una finestra di Palazzo Lercari-Parodi, in via Garibaldi.
Le parole di chiusura dell'ultima lettera scritta da Nina a Camillo possono lasciar comprendere quanta angoscia l'abbia turbata durante quegli anni: "Perché per me la mia felicità risiede in un altro? E Perché quest'altro è Camillo? Camillo! Ah Camillo!"
Per giunta, l'atto estremo e lo scandalo convinsero inoltre la famiglia a non seppellirla nella tomba familiare, ma di relegarla in un luogo nascosto, bandita dagli affetti e dal rispetto dei suoi cari.
Ancora oggi si narra che ogni anno, a fine aprile, il suo fantasma compaia come una macchia ai piedi dell'edificio, nel punto esatto nel quale cadde in quel giorno del 1841.
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