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La misteriosa Torino liberty


Torino liberty

Oggi vi (ri)porto a Torino, luogo che a quanto pare davvero non smette mai di stupire. Ho scoperto infatti che ci sono alcune costruzioni accomunate dall’appartenenza a un preciso stile architettonico e a una precisa epoca di costruzione, la cosiddetta “Torino Liberty”, un vero e proprio pezzo di storia ritrovabile in diverse architetture presenti in città. La particolarità che le rende degne di un pezzo sulla pagina, tuttavia, è che tali edifici sarebbero uniti anche da una maledizione sul loro conto e da un altrettanto destino nefasto. Nello specifico, tre sarebbero gli edifici in questione: Villa Scott, Palazzo della Vittoria e l’abitazione del celebre scrittore Primo Levi, situata in Corso Re Umberto. Pronti? Partiamo!


La prima villa da cui iniziamo è una maestosa costruzione che gli appassionati di cinema molto probabilmente riconosceranno subito. Sto parlando infatti di Villa Scott, incredibile presenza architettonica situata nel quartiere Cavoretto a Torino. La sua bellezza consiste nell’essere un mirabile esempio di stile Liberty, edificata nel 1902 da un progetto dell’ingegnere Pietro Fenoglio e su commissione di Alfonso Scott. Tuttavia, come dicevo, i cinefili la conosceranno per essere una delle ambientazioni del celeberrimo film di Dario Argento, “Profondo Rosso”. È infatti nella famosa pellicola che compare questo edificio, precisamente nel libro “Fantasmi di oggi e leggende nere dell’età moderna”, volume in realtà inesistente e inventato apposta per dare corpo alla trama del film. Nell’indice di tale libro, tra le altre storie, a un certo punto si può leggere per un istante “La villa del bambino urlante”, che si rivelerà essere Villa Scott, appunto. Qual è la particolarità di questa storia (e relativo racconto)? In realtà, Villa Scott non ha mai avuto leggende misteriose o inquietanti sul suo conto. L’intera aura spaventosa è stata dunque interamente creata dal talento di Dario Argento, rendendola un luogo suggestivo e terrificante, perfetto, con la sua opulenza architettonica, al capolavoro cinematografico di cui ha fatto parte. Tuttavia, pare che le storie inventate di questo libro mai esistito traggano comunque un fondo di verità da leggende reali e appartenenti al folklore popolare, al punto che ancora oggi gli appassionati provino a visitare la villa dovendosi accontentare di guardarla a distanza dal cancello di ingresso, essendo proprietà privata e quindi impenetrabile al pubblico.


Il secondo luogo è Palazzo della Vittoria, poco lontano dalla celebre Piazza Statuto, noto anche come La Casa dei Draghi. Il perché di questo nome è immediatamente intuibile guardando l’appariscente portone di ingresso. Qui infatti, su entrambi i lati, troviamo due maestosi draghi alati, che ben si sposano con l’impressionante ingresso del palazzo, a sua volta straordinaria fusione degli stili Liberty e Neogotico. Il nome della costruzione voleva essere un omaggio alla ripresa dell’Italia in seguito alla Prima Guerra Mondiale, e fu commissionata dal cavaliere Giovanbattista Carrera, che infatti fornisce un altro dei nomi con cui è conosciuto il palazzo. Tuttavia, oltre all’innegabile bellezza, anche qui un avvenimento dell’epoca fa aleggiare un alone inquietante sull’edificio. Pochi mesi dopo la costruzione di Palazzo della Vittoria, nonostante l’ottimismo iniziale per il quale si era richiesta l’opera, il committente si suicidò. Il motivo è tuttora inspiegabile, e gli appassionati di mistero e esoterismo legano il tragico avvenimento al palazzo stesso. Tale fama ha donato al luogo un fascino oscuro perfetto, anche in questo caso, per il set di diversi film.


L’ultimo edificio di questo breve ma intenso tour è l’abitazione dello scrittore Primo Levi, sita in corso Re Umberto 75. In questo caso purtroppo non si può parlare di voci o folklore, ma di un evento triste e realmente accaduto. Qui infatti, nel 1987, il corpo del celebre autore di “Se questo è un uomo” fu ritrovato senza vita in seguito a una caduta dalle scale dello stabile, dando origine a varie ipotesi. Molti pensarono infatti a un suicidio, ipotizzando uno stato di forte depressione dello scrittore; qualcuno suppose addirittura che si potesse trattare di un atto intenzionale voluto da qualcun altro. Altri ipotizzarono invece un tragico incidente, aumentando la fama maledetta del posto. L’unica certezza è che quel giorno il mondo della letteratura perse uno scrittore fondamentale per la sua testimonianza, ancora oggi -purtroppo- viva e attuale, nonché trascorsa da pochi giorni.


L’ultima considerazione a chiusura di questo pezzo è il fascino inesauribile di Torino, dove anche un semplice stile architettonico, sviluppatosi tantissimo nel capoluogo piemontese nei primi anni del Novecento, riesce a dare vita a passeggiate ricche di suggestione e mistero, talvolta degne addirittura di capolavori cinematografici.

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