Il Mito della Creazione - Indù
- Alla scoperta del mito

- 25 apr
- Tempo di lettura: 2 min

I miti cosmogonici induisti sono numerosi e per quanto possano differire tra di loro, comunque, in quasi tutti Brahma è descritto in veste di creatore e demiurgo.
Il mito più comune narra che all'alba dei tempi l'uovo cosmico denominato Hiranyagarbha, o "grembo d'oro" galleggiava nell'oceano primordiale avvolto dall'oscurità della non-esistenza. Quando si dischiuse, dalla metà superiore del guscio nacque il cielo, da quella inferiore, fatta d'argento, nacque la terra. Le membrane interne del guscio formarono le montagne e quelle esterne le nuvole, le vene e i liquidi formarono i fiumi e i mari.
L'inno Purusa Shakta del Rigveda afferma inoltre che dal sacrificio dell'uomo cosmico, il Purusa, nacquero le caste indiane: dalla bocca uscirono i bràhmana (sacerdoti), gli kshatrya (re e guerrieri) dalle braccia, i vaishya (operai) dalle cosce e gli shudra (servitori) dai piedi.
Un altro mito è quello che vede Brahaman creatore della sacra trimurti induista. Il dio creò Brahama, Vishnu e Shiva, affidando loro rispettivamente il compito di creare l'universo, conservarlo e distruggerlo.
Centro dell'universo, secondo la cosmogonia induista è il Monte Meru: montagna situata all'esatto centro della Terra e alta oltre un milione di km che culmina con la stella polare.
Il Monte è formato da scale e gradoni che conducono alle dimore degli dèi, ed è circondato da sette continenti racchiusi in altrettanti cerchi concentrici separati tra loro da un liquido ogni volta diverso. Partendo dal centro verso l'esterno, troviamo: il Jambu-dvipa circondato da acqua salata, il Plaksa-dvipa circondato da succo di canna da zucchero, il Salmala-dvipa circondato da vino, il Kusa-dvipa circondato da burro sciolto, il Kraunca-dvipa circondato da caglio, il Saka-dvipa circondato da latte e il Puskara-dvipa circondato da acqua dolce.
Sotto la superficie terrestre vi sono poi sette inferi (pātāla): immensi regni sotterranei pieni di meravigliosi palazzi e bellezze che si espandono per diecimila yojana, circa centotrentamila km.
È infine comunemente accettata nell'Induismo la teoria di una cosmologia ciclica, in cui il tempo non è lineare ma è diviso in ere che corrispondo alla vita di Brahama.
L'unità di misura è un Kalpa, detto anche "giorno di Brahama", che dura circa 4,32 miliardi di anni terrestri.
Ad oggi sarebbero passati cinquanta anni di Brahma.
Alla fine di ogni giorno di Brahma sovviene una notte di Brahma, della stessa durata del giorno, durante la quale avviene una parziale distruzione del mondo per opera del fuoco, dell'acqua o del vento.
Dopo ogni mahakalpa (cento anni di Brahma), Brahma muore e avviene una distruzione totale dell'universo (mahapralaya), che dura quanto è durata la vita di Brahma. Dopo tale periodo, Brahma rinascerà e il ciclo si ripeterà nuovamente.



Commenti