Geronimo
- Alla scoperta del mito
- 15 mag
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Geronimo (il cui vero nome indiano è Goyaalé "Colui che sbadiglia"), nacque ad Arizpe, in Messico, il 16 giugno 1829 e fu uno dei più grandi capi degli Apache, e per oltre venticinque anni portò avanti la sua battaglia contro gli Stati Uniti d'America e la loro espansione.
Sin dal momento in cui fu ammesso al concilio di guerra, nel 1846, Geronimo continuò la tradizione dei suoi antenati nel resistere alla colonizzazione del sudovest sia dagli spagnoli che dai nord americani.
La sua rabbia verso i colonizzatori fu accresciuta anche dal fatto che nel 1858 combattenti messicani uccisero sua madre, sua moglie e i suoi figli, dando di fatto inizio alla sua ascesa militare dal momento in cui questo avvenimento gli diede l'idea di formare una banda di guerrieri dallo straordinario coraggio con la quale iniziò a effettuare dei raid continui e violenti in parecchie zone del Messico, come Sonora e Chihuahua.
Nel 1874 circa 4000 Apache vennero forzatamente spostati dalle autorità statunitensi nella riserva di San Carlos, un terreno brullo nell'est dell'Arizona, zona che era in uno stato di relativa pace, e sotto pieno controllo militare statunitense, grazie al lavoro svolto qualche anno prima dal colonnello George F. Crook.
I successori di Crook però non furono altrettanto bravi, e guidati da Geronimo centinaia di Apache lasciarono la riserva tornando a combattere la loro guerra personale contro gli uomini bianchi.
Nel 1882 Crook fu richiamato in Arizona, e la sua campagna contro gli indiani terminò con la resa di Geronimo nel 1884.
Nel maggio del 1885 però Geronimo riuscì di nuovo a fuggire da San Carlos, accompagnato da trentacinque uomini, otto bambini e centouno donne.
Crook mise insieme di nuovo i suoi migliori uomini, e dieci mesi dopo, il 27 marzo 1886, Geronimo si arrese di nuovo al Canyon del Los Embudos, a Sonora.
Tuttavia, a pochi metri dal confine americano, Geronimo e i suoi uomini si divisero in gruppetti piccolissimi e riuscirono a sfuggire all'arresto, facendo di fatto perdere il posto di lavoro al colonello Crook che venne rimpiazzato dal generale Nelson Miles.
Per l'ultima estenuante ricerca di Geronimo, Miles utilizzò non meno di 5000 uomini, e cinque mesi dopo riuscì a scovare il campo di Geronimo tra le montagne di Sonora, riuscendo finalmente a catturarlo.
Nella conferenza di Skeleton Canyon, Arizona, del 3 settembre 1886, Miles fece arrendere Geronimo per l'ennesima volta con la promessa che dopo un esilio (di tempo indeterminato) in Florida, lo avrebbe fatto tornare insieme ai suoi uomini in Arizona.
La promessa non fu mai mantenuta, Geronimo venne messo ai lavori forzati e non rivide nessuno dei suoi uomini fino al maggio 1887.
Trasferito a Fort Sill, Oklahoma, nel 1894, Geronimo cercò di prendere "la strada dell'uomo bianco" e iniziò quindi una "normale" vita agricola, unendosi addirittura alla Chiesa Riformata Olandese, dalla quale venne però espulso a causa dell'irrefrenabile vizio del gioco.
In età avanzata divenne una specie di celebrità, comparendo alle fiere e vendendo sue fotografie e altri oggetti personali. Cavalcò durante la parata inaugurale del presidente Theodore Roosevelt, nel 1905, e grazie a ripetuti incontri con giornalisti e fotografi raggiunse una considerazione come leader della resistenza Apache che nemmeno i suoi uomini gli avrebbero mai accreditato.
Non gli fu però mai permesso di tornare in Arizona, e il 17 febbraio del 1909 morì a causa di una polmonite contratta per via di una caduta da cavallo e dalla conseguente notte all'addiaccio.
Le sue ultime parole, riferite a suo nipote, furono: "Non avrei mai dovuto arrendermi, avrei dovuto combattere fino a quando non fossi stato l'ultimo uomo vivo".
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