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Elizabeth Siddal


Elizabeth Siddal

Elizabeth Siddall (successivamente cambiato in Siddal) nacque a Londra nel 1829. La sua vita, inizialmente, trascorse piuttosto tranquilla: era la terza di otto figli, e lavorò come modista insieme alle sorelle fino ai vent'anni circa. Risale a questo periodo un avvenimento destinato a renderla famosa ancora oggi: Elizabeth diventa, grazie alla sua bellezza, la musa dei pittori preraffaeliti.


Il Preraffaellismo è un movimento artistico che nasce e muore in Inghilterra, sviluppandosi nell'epoca vittoriana. Aveva come ideali estetici e pittorici quelli puri e antiaccademici antecedenti Raffaello Sanzio, da cui l'origine del nome. I tre fondatori del movimento, nonché i maggiori esponenti di esso sono i pittori John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Hunt. Avrete sicuramente visto diversi dipinti dei tre artisti sopracitati in cui viene ritratta una donna dalla fluente chioma rossa, dall'aria eterea e sensuale allo stesso tempo. Ebbene, quella donna era proprio Elizabeth, la cui esistenza venne appunto sconvolta dal suo diventare la principale modella del movimento artistico.


Sui motivi del suo cambiamento radicale, vi sono due ipotesi sul modo in cui avvenne: stando alla prima versione, la Siddal fu scoperta nella bottega in cui lavorava dal pittore Walter Howell Deverell, che la presentò al circolo degli altri artisti. La seconda ipotesi invece afferma che alla giovane, in virtù del suo lavoro, fu proposto di diventare la sarta della famiglia Howell Deverell. I suoi disegni furono notati dal padre del pittore e l'uomo la presentò al figlio, il quale a sua volta la fece entrare nella confraternita artistica.


Riguardo il suo esordio come modella per i Preraffaeliti, probabilmente il dipinto più celebre per il quale Elizabeth abbia posato nella sua vita è "Ofelia" di John Everett Millais, del 1852. L'opera riprende la tragica storia dell'Ofelia di Shakespeare, la quale nell'"Amleto" pone fine alla sua vita affogando in un fiume. Per produrre un quadro che fosse il più fedele possibile al testo teatrale, la giovane modella restò per ore immersa in una vasca da bagno. Durante tali ore, una delle lampade che serviva a riscaldare l'acqua si ruppe, costringendo la ragazza a restare calata nell'acqua gelida: il violento freddo le fece addirittura perdere conoscenza, e le provocò una forte polmonite. Secondo alcune fonti, Elizabeth cominciò a far uso di laudano come antidolorifico proprio in seguito a questo aneddoto, per alleviare i disturbi della salute divenuta cagionevole a causa della malattia. Secondo altre versioni invece, la Siddal pare avesse sempre avuto una tendenza alla tristezza e alla malinconia, e ciò la condusse a prendere il laudano per ovviare al disturbo, il cui uso nel tempo le causò proprio una debolezza cronica a livello di salute.


Dopo questo dipinto la fama di Elizabeth crebbe a dismisura, ed è in questo periodo che la giovane divenne la modella fissa di Dante Gabriel Rossetti, con il quale cominciò a studiare insieme proprio grazie alle sue doti artistiche, e di cui si innamorò. Nonostante i quadri del pittore la rappresentino come una donna mite e angelica, è giusto ricordare che la Siddal era in realtà una personalità molto forte e decisa, nonostante una spiccata tendenza alla mestizia, e dotata anche lei di grande talento artistico. Fu infatti anche allieva di Dante Gabriel Rossetti, oltre che sua modella, e divenne lei stessa poetessa e pittrice; nei suoi autoritratti intendeva far trasparire il suo carattere assertivo, che le permise di essere l'unica donna che fece parte del movimento dei Preraffaeliti. Le sue doti artistiche, purtroppo, ancora oggi sono sconosciute ai più, perché oscurate dalla sua triste e misteriosa storia e dalla sua bellezza, ma il suo talento colpì persino John Ruskin, critico della corrente artistica, il quale sottolineò come a un certo punto la bravura della Siddal superò quella del suo maestro, e spinse Ruskin a diventare il suo mecenate acquistando tutti i suoi lavori.


Nonostante tali capacità e l'aspetto più che gradevole della Siddal, Rossetti era reticente a ricambiare i suoi sentimenti e a sposarla, anche per le umili origini della ragazza. La fece quindi aspettare molti anni prima di decidersi a prenderla in moglie, facendo addirittura sospettare a Elizabeth l'esistenza di un'altra donna. Tale comportamento da parte dell'uomo che amava le causò molta sofferenza, e questo andò ad accentuare la sua propensione a uno stato depressivo. La Siddal infatti sposò Rossetti solo nel 1860, dopo innumerevoli rinvii e annullamenti delle nozze; a tutto questo, si sommò un ultimo, tragico avvenimento: un anno dopo le nozze Elizabeth partorì un bambino nato morto (alcune fonti parlano di una bambina). Da tale sventura la donna non si riprese più: nel febbraio 1862 fu infatti trovata morta nel suo letto dal marito.


Sebbene l'evento fu presentato come "morte accidentale" causata dal dosaggio errato di laudano, Rossetti intuì che si trattasse di suicidio. Pare infatti che Elizabeth avesse lasciato una lettera d'addio, che il pittore bruciò su suggerimento dell'amico Ford Madox Brown. Ciò fu fatto perché il suicidio all'epoca era considerato non solo immorale, ma anche illegale: la famiglia sarebbe stata travolta dallo scandalo, e alla Siddal non sarebbe stata concessa la sepoltura religiosa. Straziato dal lutto e dalla perdita non solo della donna amata, ma dell'ideale estetico che aveva ispirato tutta la sua produzione, Rossetti decise di mettere, nel feretro della moglie, l'unica copia di una raccolta di poesie dedicata a lei, inserendo il manoscritto tra i suoi folti capelli rossi.


Nel 1869, sette anni dopo il tragico lutto, Rossetti era irriconoscibile: in preda all'alcool e alle droghe, che gli provocavano allucinazioni e paranoie, tra cui la paura di diventare cieco, cominciò a mostrare un unico pensiero ossessivo: recuperare il libretto di poesie per poterlo pubblicare. Per avallare questa folle idea, l'artista insisteva nel dire che era il fantasma di Elizabeth stessa a chiedergli tale pubblicazione. Così, accompagnato dal suo agente Charles Augustus Howell e da alcuni, strambi amici come Algernon Swinburne una notte si recò al cimitero di Highgate (ed ecco che ci ricongiungiamo al pezzo della scorsa settimana!) e decise di aprire la tomba della Siddal per recuperare i componimenti. L'operazione doveva essere svolta di nascosto, in quanto la profanazione della sepoltura era ritenuta un atto sacrilego e proibito. Rossetti non aveva fatto i conti con le conseguenze di tale gesto: Howell (che pare fosse un noto bugiardo, è doveroso ricordarlo) raccontò che il tempo e la morte non avevano minimamente scalfito la bellezza della musa preraffaelita: anzi, sembra che la sua chioma fosse cresciuta a dismisura, occupando lo spazio dell'intera bara. Ovviamente non è possibile sapere se credere o meno a tali parole; ciò che sappiamo è che la raccolta fu pubblicata l'anno dopo, ma sfortunatamente poco apprezzata dalla critica, e Rossetti, col rinnovato dolore alla vista della sua amata, tentò dapprima il suicidio nel 1872, per poi morire in totale solitudine dieci anni dopo.


La storia raccontata da Howell, in aggiunta al suicidio di Elizabeth, contribuì alla nascita di una leggenda: che la Siddal fosse appunto una non-morta, un'anima maledetta e infelice imprigionata tra il mondo dei vivi e l'aldilà. Secondo alcuni, la sua storia a quel tempo ebbe un'eco tale da ispirare Bram Stoker nella creazione del personaggio di Lucy. Se si sceglie di credere a tale racconto allora le due anime in pena che ancora oggi -pare- si aggirino di notte nel Cimitero di Highgate non sarebbero più due, ma un solo, unico spirito inquieto e triste: quello, appunto, di Elizabeth Siddal.


E per quanto riguarda il riconoscimento delle sue doti artistiche? Pensate che solo nel 1906 furono pubblicate, in Inghilterra, le sue liriche, rendendo finalmente giustizia al talento di una donna dalla vita tristissima e dalla bellezza leggendaria, destinata a rimanere nella Storia.

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