El Cid
- Alla scoperta del mito
- 15 mag
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Durante l'epoca medievale, la Penisola Iberica trascorse quasi otto secoli divisa tra il dominio dei califfati musulmani e i regni cristiani della penisola settentrionale, tra i quali quelli di León, Castiglia e Aragona, che resistevano all'occupazione musulmana riconquistando gradualmente i loro territori.
Questo turbolento periodo divenne noto come "Reconquista" nella storia spagnola.
Durante i conflitti militari emerse un eroe il cui nome riecheggia ancora oggi nella storia, e che fu protagonista di tantissimi racconti medievali.
Quest'uomo era Rodrigo Diaz de Vivar, meglio conosciuto come "El Cid" o "El Campeador".
Nato all'incirca nel 1043 a Vivar, era figlio di Diego Lainez, appartenente della nobiltà minore castigliana.
Sin da giovane El Cid dimostrò notevoli abilità di combattimento, padroneggiava l'arte cavalleresca, e dimostrava un'enorme capacità di comando.
Una nota storia su El Cid descrive come venne in possesso del suo cavallo da guerra, uno stallone bianco chiamato Babieca: il padrino di El Cid, un monaco cattolico chiamato Pedro El Grande, regalò al ragazzo un cavallo di un allevamento andaluso. Giunti sul posto per ritirare lo stallone, El Cid ne scelse uno che il padrino reputava inferiore a quello da lui acquistato e quindi rivolse al giovane svariati insulti, tra cui proprio "Babieca", ossia "stupido" nell'antica lingua castigliana. E fu così che El Cid scelse il nome per il suo cavallo.
El Cid fu istruito alla corte castigliana al servizio del principe e futuro re Sancho II, figlio di Ferdinando I di León.
Dopo la morte di Ferdinando I, nel 1065, Sancho continuò gli obiettivi del padre che miravano ad espandere il territorio conquistando le città di Zamora e Saragozza.
El Cid impegnò la sua spada in nome del re, di cui si era guadagnato fiducia e amicizia, e combatté a fianco di Sancho II contro la fortezza moresca di Saragozza, nel 1067.
Leggenda vuole che, durante il conflitto, El Cid uccise in duello un cavaliere aragonese ricevendo così il titolo di "El Cid Campeador", traducibile con "Il signore campione".
Secondo la tradizione spagnola, El Cid combatteva con due spade, divenute poi leggendarie.
Una era la famosa Tizona, che El Cid avrebbe ricevuto in dono dal un re musulmano, mentre l'altra era la Colada, presumibilmente in acciaio di Damasco.
Entrambe furono usate per combattere i musulmani, e secondo la leggenda avevano il potere di spaventare, se brandite da un guerriero valoroso, gli avversari indegni alla loro sola vista.
Come comandante militare, El Cid ordinava spesso alle sue truppe di leggere libri di autori romani e greci su temi militari, e amava usare strategie innovative e inaspettate, usando spesso quella che ai giorni d'oggi viene riconosciuta come guerra psicologica, seminando terrore e ansia nei nemici, per poi attaccare all'improvviso.
Quando il 7 ottobre 1072 Sancho II venne ucciso da un traditore della corona, El Cid si trovò suo malgrado in un vortice di cospirazioni.
Il nuovo re, Alfonso VI di León e Castiglia, fratello di Sancho, non vedeva di buon occhio El Cid, poiché il cavaliere aveva molta influenza sull'esercito ed era rispettato anche dai militari e dai nobili musulmani. Sentimento condiviso da El Cid, che iniziò non rispettare gli ordini del nuovo sovrano.
Nonostante le divergenze, El Cid sposò Jimena Diaz, cugina del re, e la coppia ebbe tre figli, due femmine e un maschio.
La relativa pace tra i due però non durò a lungo.
Alcuni nobili castigliani invidiavano la posizione di El Cid e lo accusarono di tradimento e corruzione.
La situazione divenne ancora più difficile quando El Cid sconfisse Al-Qadir nel regno di Toledo, e García Ordóñez nella battaglia di Cabra, nel 1079. Pare che queste operazioni militari non fossero state avallate da Alfonso VI, che si adirò con il cavaliere, che per le sue azioni perse ogni titolo nobiliare e venne esiliato.
L'esilio però non fu la fine di El Cid. Come tanti altri cavalieri esiliati prima di lui, cercò insieme al suo piccolo esercito ancora a lui fedele, un nuovo signore da servire e lo trovò in al-Muqtadir, re moresco della città di Saragozza.
Temendo un'incursione del regno di Aragona e della contea di Barcellona, il re di Saragozza inviò El Cid a proteggere il confine nord-orientale del regno, dove quest'ultimo decise di guidare un attacco contro gli eserciti nemici finito in trionfo nonostante l'inferiorità numerica.
Mentre El Cid combatteva per un re musulmano, Alfonso VI combatteva contro l'invasione almoravide della Spagna, e terrorizzato dalle numerose sconfitte cercò di ristabilire un contatto con il cavaliere che aveva esiliato con disprezzo non molto tempo prima.
Nel 1087 El Cid accettò di servire nuovamente il regno di Alfonso VI, e passò a comandare un esercito misto cristiano e moresco, creando un vero e proprio feudo personale nella città costiera di Valencia, conquistata dopo svariati tentativi di assedio.
La città, quasi del tutto indipendente, era sia cristiana che musulmana, con rappresentanti di entrambe le fazioni presenti sia nell'esercito che nel governo.
Tuttavia, quando l'imperatore almoravide Yūsuf ibn Tāshfīn assediò la fortezza di Aledo, nell'estate del 1088, scoppiarono nuove divergenze tra Alfonso VI ed El Cid.
Alfonso VI decise di difendere prontamente la fortezza e ordinò a El Cid di raggiungerlo. Però, per ragioni ancora oggi sconosciute, El Cid non si mise mai in marcia verso il re, guadagnandosi per la seconda volta l'esilio.
Nel 1093, approfittando del conflitto interno tra i sostenitori e i contrari agli Almoravidi, riuscì ad occupare Valencia e, nel 1094, a liberarla dai filo-almoravidi, divenendone signore a tutti gli effetti.
Rispettato da cristiani e musulmani, e temuto da amici e nemici, il grande condottiero morì poi nel 1099 sempre a Valencia, e il suo corpo giace ora al centro dell'imponente cattedrale di Burgos.
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