Degondo
- Alla scoperta del mito
- 19 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Siamo sulla cima dei Tre Cornelli, sul confine tra il territorio di Serle e quello di Vallio (provincia di Brescia). Qui a un certo punto il terreno si apre e lascia spazio a una spaccatura la cui profondità non è nota e che da secoli è fonte di storie e leggende per gli abitanti del posto.
Sin da tempi remoti infatti qui pastori e carbonai si univano intorno al crepaccio per gettarvi pietre al suo interno e ascoltarne il rimbalzo sulle pareti.
La pratica non era però per niente un'attività ludica o di svago, quanto un rito tramandato di generazione in generazione.
Con il lancio dei sassi si cercava di impedire all'anima di Degondo di tornare nel mondo dei vivi.
Ma chi era Degondo?
Degondo era un terribile fuorilegge della zona, famoso per saccheggi, minacce e pestaggi.
La sua crudeltà arrivò perfino a colpire il parroco della chiesa di San Gaetano a Gazino: qui il brigante chiese asilo travestito da viandante ma, smascherato, fu cacciato via. Degondo tornò quindi qualche giorno dopo, e ordinò al prete di consegnarli tutti i beni presenti nel luogo di culto, e quando questi si rifiutò, Degondo lo strangolò fino a ucciderlo.
Il ladro gettò il corpo nel focolare e si diede alla fuga, ma la voce dell'assassinio arrivò presto a valle, dove gli abitanti del luogo si armarono di pale e forconi per dare la caccia al colpevole.
Degondo cercò allora di scampare all'ira dei valligiani che gli furono ben presto alle calcagna, e arrivò fino alla cima dei Tre Cornelli, dove però, preso dalla fretta della fuga, cadde nella famosa fenditura precipitando con un urlo disumano.
Accorsi all'orlo del buco i valligiani non esitarono un secondo e iniziarono a gettare di tutto nella fenditura per impedire al brigante di eventualmente risalire.
Da quel momento nacque la tradizione di lanciare sassi e pezzi di terreno nella fossa, in modo che l'anima di Degondo non potesse mai più riemergere.
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