Artemide
- Alla scoperta del mito
- 11 apr
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Artemide, nella mitologia greca, è la dea della caccia, della foresta, della luna e protettrice della verginità e della pudicizia.
Figlia di Zeus e Leto, è la sorella gemella di Apollo, ed è rappresentata sempre armata di archi e frecce d'oro, e con al seguito i suoi inseparabili cani da caccia e uno stuolo di ninfe con le quali dimorava nei boschi.
Secondo il poeta Callimaco, all'età di tre anni Artemide disse a Zeus di voler rimanere eternamente vergine e di voler essere chiamata con tanti nomi, proprio come il fratello Apollo. Inoltre chiese di poter avere un arco ricurvo forgiato dai ciclopi e almeno venti ninfe a sua disposizione.
Artemide, come il fratello Apollo, manda piaghe e morte a uomini e animali: mentre il dio era causa delle morti di uomini per opera delle sue temibili frecce, allo stesso modo Artemide lo era di quelle di donne. Artemide agisce congiuntamente al fratello: come infatti Apollo non era solo un dio distruttivo, ma aveva anche il potere di allontanare il male da lui stesso inflitto, così Artemide era allo stesso tempo soteira, ossia curava e alleviava le sofferenze dei mortali. Curò ad esempio Enea quando fu ferito e portato nel tempio di Apollo. Inoltre, come Apollo fu successivamente identificato con il Sole, così Artemide venne identificata con la Luna.
Le fanciulle ateniesi di età compresa tra i cinque e dieci anni venivano mandate al santuario di Artemide a Braurone per servire la dea per un anno: durante questo periodo le ragazze erano conosciute come arktoi ("orsette"). Quest'usanza viene spiegata da una leggenda: un orso era stato addomesticato dalla gente di Braurone, ma una giovinetta prese a infastidirlo e ne fu uccisa; il fratello della ragazza per vendetta uccise l'orso, ma Artemide andò per questo in collera e pretese che le ragazze prendessero il posto dell'orso nel suo santuario.
Le seguaci di Artemide erano fanciulle immortali, essendo le ancelle della dea. Erano chiamate le Cacciatrici di Artemide, e dopo aver fatto un voto di non innamorarsi e di rimanere vergini per l'eternità, ottenevano l'immortalità a meno che non cadessero in battaglia.
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