Wepwawet - Colui che apre le vie
- Alla scoperta del mito
- 2 giorni fa
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Nella sacra terra dell’Antico Egitto, tra i deserti e le necropoli silenziose, si venerava un dio dai tratti animali e dallo sguardo fiero: Wepwawet, “Colui che Apre le Vie”. Il suo nome antico, talvolta reso anche come Upuaut, Wep-wawet o Ophois — era pronunciato con rispetto e timore, poiché egli era guida, protettore, araldo di re e defunti.
Wepwawet era una divinità originaria dell’Alto Egitto, probabilmente tra le più antiche venerate nella città sacra di Abydos (Abido), molto prima che Osiride ne diventasse il centro spirituale. In quei tempi remoti, Wepwawet potrebbe aver assorbito il culto di un altro dio ctonio, Khentyamentiu, signore della necropoli.
Con il tempo, mentre Osiride guadagnava popolarità, i suoi attributi funebri vennero condivisi (e talvolta sovrapposti) con quelli di Anubi, relegando Wepwawet a un ruolo più cerimoniale. Eppure, egli non scomparve: il suo stendardo sacro, emblema dell’Alto Egitto, apriva le processioni rituali e in epoca del Nuovo Regno precedeva persino quello di Osiride durante i Misteri di Abydos.
Il suo nome, “Colui che apre le vie”, è denso di significati. Wepwawet apre i cammini nei regni dei morti, ma anche nei sentieri della vita. Era ritenuto guida del faraone in battaglia, uno scout divino che apriva la via davanti all’esercito, e anche protettore delle anime nell’Oltretomba, conducendole tra le ombre del Duat.
In alcuni racconti, fu Wepwawet e non Anubi a creare il rito dell’“Apertura della Bocca”, grazie al quale il defunto poteva parlare, vedere, respirare e vivere pienamente nell’aldilà.
Egli accompagnava il sovrano anche durante le battute di caccia, guadagnandosi l’epiteto:
“Colui dalla freccia affilata, più potente degli dèi.”
Tradizionalmente rappresentato come un lupo o un uomo dalla testa di lupo, Wepwawet viene talvolta confuso con Anubi, che è più comunemente associato allo sciacallo. Tuttavia, le raffigurazioni di Wepwawet spesso mostrano un manto grigio o bianco, e i Greci lo onorarono ribattezzando la XIII provincia dell’Alto Egitto con il nome di Lycopolis (“Città del Lupo”).
Con l’evolversi delle credenze, la sua immagine si fuse con altre figure divine, rendendone la genealogia mitica estremamente complessa.
In alcune teologie è figlio di Iside e quindi identificato con Horus, simbolo del faraone; in altre è figlio adottivo o fratello di Anubi, anch’esso associato alla morte; infine è
legato a Shu, dio dell’aria, come “Colui che separò il cielo dalla terra”.
Lo stendardo di Wepwawet, spesso rappresentato con il cobra reale (uraeus) e il simbolo rituale shedshed, era usato nei cortei reali accanto al Toro Apis (simbolo del Basso Egitto), a rappresentare l’unione dei Due Regni.
Curiosamente, il suo nome è tornato alla luce in tempi moderni: "Upuaut" è stato il nome dato a un piccolo robot usato per esplorare i misteriosi condotti d’aria della Grande Piramide di Giza — un omaggio alla sua funzione originale: aprire sentieri inesplorati.
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