Tre leggende di Pasqua
- Grazia Manfellotto
- 20 apr
- Tempo di lettura: 3 min

Oggi vi racconto alcune storie davvero interessanti e particolari inerenti alla Pasqua legate a una lente religiosa. Pronti? Partiamo!
Il primo racconto ci trasporta indietro nel tempo di circa duemila anni, nel periodo in cui Gesù fu condannato a morte e quindi destinato, purtroppo, alla crocifissione. A quei tempi pare che vi fosse un legno particolarmente robusto e resistente, paragonabile agli alberi di quercia: il corniolo. Uno di questi alberi fu perciò abbattuto perché ritenuto adatto per la costruzione della croce su cui sarebbe stato inchiodato Gesù. Nel momento in cui Cristo fu posto sulla croce, il legno provò una grande pena per il dolore che stavano infliggendo al Figlio di Dio, e si rattristò per essere stato destinato a un uso tanto crudele. Gesù percepì le emozioni del corniolo, e con la sua compassione decise di cambiare le caratteristiche della pianta, così da non dover mai più essere utilizzato per una pratica così disumana. Lo rese dunque sottile e torto, donando ai suoi fiori una forma simile a una croce e facendo nascere dei frutti color rosso sangue, così da poter ricordare in eterno la Passione di Cristo e la pietà dell’albero di corniolo.
Sempre inerente alla crocifissione di Gesù, un’altra storia intrisa di delicatezza racconta di un uccellino che un giorno, tra un volo e l’altro, vide Cristo sofferente sulla croce. Il volatile fu colpito da quest’uomo giovane, sottoposto a una punizione atroce, e ascoltando il suo respiro sofferente provò tantissima pena per il suo dolore. Cominciò perciò a rimuovere alcune delle spine conficcate nella sua carne, e notò che l’uomo mostrò un minimo di sollievo. Capì che questo poteva essere un modo per alleviare un po’ della sua pena, e si diede da fare per poterne rimuovere il più possibile. Nel fare ciò le piume dell’uccellino, che erano sempre state grigie, si macchiarono del sangue di Cristo. In segno di riconoscenza, all’uccellino furono donate delle piume rossastre sul petto, come ricordo per il suo gesto caritatevole, e ancora oggi quel volatile è a noi noto col nome di Pettirosso.
Un’altra leggenda riguarda un fiore molto noto e dall’aspetto davvero originale. Prima di sbocciare esso era una semplice pianta, pianta che prima della Passione di Gesù pare non avesse un nome e tantomeno un fiore, in quanto era l’unica a non fiorire mai a ogni primavera. Stanca della sua condizione si rivolse a Dio, chiedendogli di fiorire. La risposta di Dio fu “Non preoccuparti, anche tu fiorirai, un giorno…”, con la voce intrisa di tristezza. Passò molto tempo da quel giorno, e intanto anche quella primavera ogni pianta era sbocciata tranne quella senza nome. Tuttavia, quell’anno ci fu un evento molto diverso: un uomo, piegato sotto il peso della croce, avanzava tra la folla urlante. Le grida e i pianti colpirono profondamente la pianta, che si incuriosì e cercò di capire meglio cosa stesse accadendo. Proprio in quel momento l’uomo le passò accanto, e una sua lacrima mista a sangue cadde sulla pianta senza nome. Per la prima volta nella sua storia la pianta sbocciò dando vita a un fiore strano, che sembrava avere nella sua corolla gli oggetti protagonisti della Passione di Cristo: una corona che evocava quella di spine poggiata sul capo di Gesù e le estremità degli stili che simboleggiano i chiodi della Crocifissione. Ancora oggi la pianta è conosciuta per le sue proprietà calmanti e rilassanti, e porta un nome emblematico per la leggenda a cui è legata: la Passiflora, nota anche come “fiore della Passione”.
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