Le Argonautiche (8) - L'arrivo a Ea
- Alla scoperta del mito

- 10 apr
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Ancora una volta in viaggio, gli eroi incontrarono sulla loro strada dei naufraghi che chiedevano aiuto.
Si trattava di quattro giovani con tratti palesemente greci, nonostante nessuno sapesse di una spedizione greca spintasi fino a quelle distanze.
I naufraghi furono tratti in salvo, e interrogati da Giasone dissero di essere Citissoro, Argeo, Frontide e Melanione, figli di Calciope e Frisso, giovane principe greco arrivato in quelle terre cavalcando il leggendario ariete d'oro.
Rivelate le identità dei giovani, Giasone mise subito bene in chiaro l'obiettivo della missione degli Argonauti, confessando loro che aveva intenzione di recarsi a Ea per rivendicare proprio il ricercato Vello d'Oro.
Disse inoltre che la volontà era quella di chiederlo gentilmente, e che solo dopo un rifiuto di Eete, governante di Ea, si sarebbe passati alle armi.
I ragazzi accolsero con piacere l'onestà di Giasone, e gli dissero che lo avrebbero condotto volentieri ad Ea.
Appena arrivati, Giasone venne accolto da Calciope, madre dei ragazzi, che udì l'intera storia e ringraziò il comandante per aver tratto in salvo i suoi figli.
Subito dopo arrivò Eete, che chiese il motivo della visita degli eroi, e a rispondergli fu Argeo, suo nipote prediletto.
Il ragazzo spiegò la missione degli Argonauti, e raccontò anche del salvataggio in mare.
Eete ascoltò con attenzione, e si infuriò non appena sentì nominare il Vello, ordinando agli intrusi di fare ritorno al loro luogo di origine, minacciandoli di tremende ripercussioni, tuttavia Giasone rispose in maniera tanto educata e cordiale, che quasi Eete cambiò idea.
Il governante propose quindi a Giasone delle condizioni alle quali gli avrebbe consentito di prendere il Vello.
Le condizioni erano due e, a detta di tutti, completamente inaccettabili: Giasone avrebbe dovuto legare a un aratro due tori dagli zoccoli di bronzo e dalle narici fiammeggianti, di proprietà di Efesto, e avrebbe dovuto con quegli aratri tracciare dei solchi nel terreno e seminarci poi dei denti di drago.
All'udire le condizioni Giasone rabbrividì, ma in quel preciso momento gli dèi vennero in suo aiuto.
Arrivò infatti Eros, dio dell'amore, a far sì che una delle figlie di Eeto, Medea, si innamorasse dell'eroe.
Medea non riuscì a spiegarsi quella passione improvvisa, ma alla fine vi cedette e si convinse ad aiutare Giasone a superare quelle impossibili prove, rendendo questa infatuazione cruciale per il successo della missione...



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