Guerre Greco-Persiane (7) - La battaglia di Salamina
- Alla scoperta del mito
- 15 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Dopo aver superato il blocco spartano alle Termopili, l'esercito persiano avanzò inesorabile conquistando ogni città sul suo cammino fino ad arrivare alle porte di Atene.
La città era stata completamente evacuata visto l'imminente attacco, e i pochi che decisero di restare erano ben consci di avere poche possibilità di sopravvivenza.
Serse invase la città saccheggiando e distruggendo tutto il possibile, realizzando così il sogno di suo padre Dario, che bramava vedere Atene in fiamme.
La sua vittoria non era però completa, restava ancora la flotta ateniese da battere.
Le navi greche erano ancorate nello Stretto di Salamina, poco distante da Atene, guidate dal generale Temistocle.
I Greci avevano dalla loro navi più moderne, ma i Persiani potevano contare su quasi il doppio delle navi e sull'esperienza dei generali Fenici ed Egiziani.
Temistocle era consapevole che la strategia persiana si sarebbe basata ancora una volta sull'attesa e sulla speranza di tradimenti, e decise di volgere la cosa a suo favore.
Inviò un emissario al cospetto di Serse, dicendogli di fingersi un traditore e di avere informazioni utili ai persiani chiedendo in cambio una ricompensa. Proprio come fatto da Efialte alle Termopili.
I Persiani accettarono le richieste e vennero così informati sul luogo in cui si nascondevano le navi greche, e sul fatto che queste fossero disorganizzate e sul piede di rivolta contro i propri generali.
Serse non se lo fece ripetere due volte, e ordinò l'attacco immediato.
Non appena arrivati allo Stretto di Salamina, i Persiani rimasero però di stucco.
Si aspettavano una flotta allo sfascio, e invece si ritrovarono contro una formazione navale ben organizzata e pronta alla battaglia.
Proprio come alle Termopili, i Greci neutralizzarono il vantaggio numerico dei Persiani attirandoli in spazi stretti e consentendo loro poco margine di manovra.
La battaglia iniziò, e i Greci sferrarono il primo attacco affondando parecchie navi nemiche. Quelle che riuscirono a resistere vennero abbordate, e sui ponti delle navi si consumarono cruenti scontri uomo contro uomo.
I vascelli Greci avevano molta più manovrabilità, e cominciarono ad accerchiare le imbarcazioni Persiane che, bloccate in spazi stretti, iniziarono a scontrarsi tra di loro.
Tutto questo accadeva sotto gli occhi increduli di Serse, che guardava la battaglia dal suo trono posto su di una collina. Il sovrano vide le sue navi cadere a una a una, migliaia di soldati uccisi e annegati, e quelli che riuscivano a nuotare fino alla riva venivano brutalmente attesi e uccisi dagli opliti greci.
Dopo aver perso almeno un terzo della flotta, l'ammiraglio persiano ordinò la ritirata lasciando giocoforza la vittoria ai Greci.
Serse rifiutò di passare l'inverno nella città di Atene in rovina e decise di tornare in Asia, tuttavia lasciò lì buona parte dell'enorme esercito sotto il comando del generale Mardonio, che ricevette l'ordine di conquistare quante più città greche possibili.
Commenti