Yog-Sothoth
- Alla scoperta del mito

- 22 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Parliamo oggi di una delle creature più importanti e influenti dell'universo Lovecraftiano. Il Dio Esterno che secondo lo stesso Lovecraft avrebbe dovuto dare il nome all'intero Ciclo (che poi prenderà il nome di Ciclo di Cthulhu).
Il suo nome è Yog-Sothoth, apparso per la prima volta ne "Il caso di Charles Dexter Ward" (scritto nel 1927, ma pubblicato nel 1941), ed è anche conosciuto come Guardiano della Soglia, o La Chiave e la Porta, o L'Altrove, o Il Tutto-in-Uno e l'Uno-in-Tutto.
Una delle pochissime creature di quell'universo ad avere la stessa descrizione in praticamente tutte le opere in cui compare.
Yog-Sothoth è un enorme ammasso disordinato di tentacoli, al cui interno circolano globi di luce, e dal quale fuoriescono lembi di carne protoplasmatica e gelatinosa.
Originato dalla Nebbia senza nome, L'Altrove vive contiguo al nostro universo. Nella nostra linea spazio-temporale, ma all'esterno da tutto. Separato dal resto della vita, messo in punizione per un atto blasfemo verso le altre divinità di cui non ci è dato sapere.
Proprio a causa del suo esilio riesce a guardare tutto da fuori ed è quindi onnipresente e onnisciente su eventi passati, presenti e futuri. Riuscire a ottenerne i favori è di conseguenza un grandissimo vantaggio, ma tali favori non sono a buon mercato. Bisogna infatti compiere sacrifici umani non indifferenti, o votarsi a suo discepolo e schiavo per l'eternità.
Ne "L'orrore di Dunwich" (1929), Lavinia Whateley gli giura eterna fedeltà e dalla loro unione nasceranno due figli. Il primo sarà Wilbur Whateley, praticamente un essere metà umano e metà mostruoso, con gambe che ricordano quelle di un satiro, e il secondo sarà una creatura senza nome dalle sembianze mostruose del tutto simili a quelle del Dio. Durante il romanzo Wilbur cercherà di risvegliare i Grandi Antichi alleati del padre per permettere a quest'ultimo di evadere dall'esilio e ritornare nel nostro universo.
Come detto in precedenza, viene descritto quasi sempre nello stesso modo e anche i suoi avatar sono pochi.
Tra questi troviamo Aforgomon, Dio del Tempo adorato in culture passate e del cui aspetto si sa poco.
Altro avatar è quello di Umr at-Tawil nel racconto "Attraverso le Porte della Chiave d'Argento" (1934), descritto come l'ombra di un uomo dietro uno strano velo, che ha il compito di presiedere le sale oltre appunto le Porte e vegliare sugli Antichi.
"Era un Tutto-in-Uno e un Uno-in-Tutto di illimitato essere e sé — non solamente un essere di uno Spazio-Tempo, ma connesso all'essenza ultima ed animante dell'intera ed illimitata curva dell'esistenza — la curva finale e completa che non ha confini e che si estende allo stesso modo verso sognatori e matematici. Era forse quello che certi culti segreti della terra avevano sussurrato come Yog-Sothoth."



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