Shub Niggurath
- Alla scoperta del mito

- 22 apr
- Tempo di lettura: 2 min

"Ia! Ia! Shub-Niggurath! Ya-R'lyeh! N'gagi n'bulu bwana n'lolo"
Dea esterna di sesso femminile, viene citata prima volta ne "L'ultimo esperimento" racconto di H.P. Lovecraft del 1927, scritto in collaborazione con Adolphe De Castro.
Nelle varie opere di Lovecraft, Shub-Niggurath non è mai descritta e viene citata solo nelle invocazioni dei cultisti.
È solo con gli altri autori del Ciclo che riusciamo a ottenerne una descrizione fisica.
La dea si presenta come una massa informe di materia nera nebulosa, ovviamente ricoperta da tentacoli e con bocche ammassate qua e là che colano una sostanza nera e putrescente, che non appena tocca terra dà vita a mostruosità che verranno poi nella maggior parte dei casi reinglobate nel corpo madre. A completare il quadro ci sono innumerevoli zampe rachitiche di capra che la sostengono.
Nel pantheon lovecraftiano è la dea della fertilità ed è adorata da innumerevoli razze e specie aliene e non. Sulla Terra infatti sono in molti a venerarla, come ad esempio il popolo iperboreano, gli abitanti del continente perduti di Mu, quelli di Sarnath e molte altre tribù barbariche. Mentre tra i suoi adoratori alieni ricordiamo i Mi-Go e i Nug-Soth.
Evocare Shub-Niggurath è molto semplice. Basta aspettare una notte di luna piena e piazzarsi al centro di una foresta, ed eseguire il rituale scritto sul Necronomicon.
Il suo avatar è un capro nero che ricorda un satiro o addirittura il diavolo della lussuria Baphomet.
Dato il suo ruolo di dea della fertilità, ha numerosi figli. Tra i più importanti ricordiamo Ithaqua (generato con Hastur), Zhar e LLoigor, gli osceni gemelli, Nug (padre di Cthulhu), e infine la Prole Oscura di Shub-Niggurath, ossia gli esseri creati dalla sua bava che non vengono reinglobati e riescono a liberarsi tra i mondi.
Pare che Shub-Niggurath abbia a cuore la Terra, e in "Dall'abisso del tempo" addirittura la difende dall'attacco di Ghatanothoa, un Grande Antico.



Commenti