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Il pifferaio magico


pifferaio magico

La leggenda tedesca, nota anche col nome di "Il pifferaio di Hamelin", nacque intorno alla metà del quattordicesimo secolo, ed è quasi sicuramente correlata alla peste che in quel periodo dilagava in Germania.


Altra possibile origine della leggenda potrebbe essere l'improvviso abbandono della città da parte di 130 ragazzi, probabilmente emigrati per andare a lavorare altrove o, secondo versioni meno probabili, morti per via di un'inondazione o rapiti da una setta.


La versione base della leggenda fu oggetto di trascrizione da parte dei fratelli Grimm, e messa addirittura in poesia da Wolfgang Goethe.


La storia si svolge nel 1284 ad Hamelin, città della Bassa Sassonia, e inizia con la città preda di un'invasione di ratti, che teneva ormai sotto scacco i cittadini e le loro attività.


I ratti erano padroni della città e nessuno riusciva a trovare il modo per liberarsene.


Un giorno accorse in loro aiuto un uomo vestito di tutto punto, che arrivò in città suonando un piffero e che si offrì di disinfestare la città in cambio di un adeguato pagamento.


Il borgomastro e i cittadini, ormai sfiniti e senza più idee, accettarono l'offerta del misterioso suonatore.


Lo straniero si fece strada fino alla piazza principale, e iniziò a suonare una melodia che alle orecchie degli ascoltatori parve allo stesso tempo sia allegra che malinconica.


I ratti ne furono incantati all'istante.


Smisero di mangiare e devastare e si recarono tutti in massa verso la fonte della musica.


Quando tutti i ratti erano ormai in piazza, il pifferaio non smise di suonare e si incamminò verso il molo, seguito da migliaia di topi.


Arrivato sulle rive del fiume Weser il pifferaio si fece da parte, pur continuando a suonare, e i ratti completamente soggiogati dalla magica melodia presero a gettarsi in acqua, annegando inesorabilmente.


I cittadini di Hamelin erano in festa, la città era finalmente libera!


Ma ora bisognava pagare lo straniero.


Adducendo le più fantasiose scuse, il borgomastro rifiutò il compenso dovuto al suonatore e addirittura lo cacciò dalla città accusandolo di essere stato lui stesso a portare i ratti in primo luogo.


Il pifferaio non disse una parola e andò via, ma la storia per lui non era finita.


Qualche notte dopo tornò in segreto in città, e mentre tutti dormivano prese a suonare, attirando stavolta a sé tutti i bambini della città.


130 bambini lo seguirono fino in campagna, dove vennero rinchiusi in una caverna e mai più rivisti.


Fu così che il pifferaio si vendicò del mancato pagamento e dell'avida gente di Hamelin.


Nella versione originale della storia, nessun bambino venne lasciato indietro. In altre si parla di tre bambini, uno sordo, uno cieco e uno zoppo, che a causa dei loro problemi non seguirono la musica, mentre in altre con un lieto fine, un bambino sfugge al rapimento e libera i suoi amici.


La storia veniva a volte usata anche per spiegare l'arrivo dei sassoni in Transilvania dicendo che nella caverna nella quale vennero rinchiusi i bambini esisteva un passaggio diretto verso la grotta di Almas, appunto in Transilvania.

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