Il lupo e l'agnello
- Alla scoperta del mito

- 16 mag
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Favola di Esopo ripresa poi anche da Fedro e Jean de la Fontaine
Un lupo vide un agnello che beveva ad un torrente, sotto di lui, e gli venne voglia di mangiarselo.
Così gli disse che, bevendo, sporcava la sua acqua e che non riusciva nemmeno a bere.
«Ma tu sei a monte ed io a valle, è impossibile che bevendo al torrente io sporchi l'acqua che scorre sopra di me!» rispose l'agnello.
Venuta meno quella scusa, il lupo ne inventò un'altra: «Tu sei l'agnello che l'anno scorso ha insultato mio padre, povera anima».
E l'agnello, di nuovo, gli rispose che l'anno prima non era ancora nato, dunque non poteva aver insultato nessuno.
«Allora deve essere stato tuo padre! Pagherai tu per lui» continuò il lupo.
«Mio padre è un montone da riproduzione, non l'ho mai visto» si difese ancora l'agnello.
«E in ogni caso ti ho visto mangiare l'erba nella quale mi nascondo!»
«Ho solo tre mesi, non ho ancora nemmeno i denti!»
«Sei bravo a trovare delle ragioni per tutto, ma questo non mi impedirà certo di mangiarti» gli disse il lupo, poi saltò addosso al povero agnellino e lo mangiò.
Contro chi è malvagio, il buonsenso non basta a difendersi.
Il lupo in questa favola incarna il subdolo nemico oppressore e attaccabrighe. Sa già che la sua vittima è più fragile ed è innocente, ma per soddisfare la sua brama cerca delle questioni che diventino pretesto per aggredirlo e sbranarlo.
La morale è molto esplicita: gli oppressori sono sempre in malafede e per giustificare le loro azioni deplorevoli cercano di addossare la colpa alla vittima innocente.



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