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Arca dell'Alleanza


Arca dell'Alleanza

Descritta dettagliatamente nel libro dell'Esodo e segno visibile della presenza divina in mezzo al popolo di Israele, l'arca era una cassa di legno d'acacia, rivestita d'oro sia all'interno che all'esterno e con un coperchio anch'esso d'oro.


Proprio sul coperchio erano collocate due statue di cherubini con le ali spiegate, che secondo molte interpretazioni raffiguravano gli angeli Metatron e Sandalphon.


Alcune leggende vogliono che in determinate situazioni l'arca si illuminasse con un alone di luce divina dal quale scaturivano lampi e folgori che incenerivano chiunque non rispettava il divieto di avvicinarsi.


L'interno della cassa custodiva le Tavole della Legge, un vaso contenente una piccola quantità di manna raccolta da Aronne, e la verga fiorita dello stesso Aronne.


Durante il peregrinare degli Israeliti, l'arca si spostava sempre insieme al popolo, e poteva essere trasportata unicamente dai leviti. Tutti gli altri avevano il divieto assoluto di toccarla, e quando re Davide fece trasportare l'arca a Gerusalemme, un uomo di nome Uzzà la toccò per sostenerla e cadde morto sul posto.


Quando trasportata, l'arca veniva coperta da un telo di pelle di tasso, coperto da un altro telo di stoffa turchina, e quando invece era ferma, veniva posta in un'apposita tenda chiamata Tenda del Signore.


Quando il popolo ebraico si insediò nella Terra d'Israele, la Tenda del Signore venne eretta a Silo e rimase lì ubicata fino al tempo di Samuele, quando gli Israeliti decisero di portare l'arca in battaglia contro i Filistei, che vinsero e presero l'arca come bottino.


Tra i Filistei scoppiò però una grave pestilenza e quindi, associando la malattia all'arca, dopo sette mesi decisero di restituirla agli Ebrei.


In seguito re Davide la fece trasferire a Gerusalemme e lì rimase fino alla metà del X secolo a.C, quando Salomone la fece collocare nel Debir (l'area più sacra) del Tempio di Gerusalemme.


Lì custodita l'arca era inaccessibile ai fedeli e alla maggioranza dei sacerdoti.


All'arrivo dei Babilonesi, e con la loro conquista di Gerusalemme, dell'arca si perdono le tracce, e nei passi che parlano del saccheggio del Tempio e riportano in modo più che minuzioso tutti gli oggetti trafugati, non si fa menzione dell'arca.


Le ipotesi sul destino dell'arca sono molteplici, ma si possono dividere in due filoni: il primo vuole che, essendo l'arca composta di materiale deperibile, sia andata distrutta in un incendio o durante il saccheggio; la seconda invece vuole che sia stata rubata e venduta o trasportata immediatamente, prima che potesse entrare nei registri.


Tra i vari luoghi in cui si dice sia nascosta l'arca c'è anche Roma. Si dice infatti che sia stata riposta nella basilica di San Giovanni Laterano, nella quale infatti troviamo ancora oggi, precisamente nella sagrestia della Basilica, un'iscrizione del XIII secolo chiamata "Tabula Magna Lateranensis" che recita, tra l'altro: "Sotto questo altare c'è l'Arca del Patto, la verga di Mosè e la verga di Aronne. Vi è il candelabro d'oro, il turibolo d'oro pieno di incenso e un'urna d'oro piena di manna e dei resti dei pani dell'offerta".

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